Il censimento linguistico d’ottobre 2021

Il censimento linguistico d’ottobre 2021
Gruppo Folkoristico "LACCHE'" di Romeno

L’ultima chiamata per i nonesi e solandri

Il prossimo 3 ottobre in provincia di Trento prende il via la rilevazione sulla consistenza e la dislocazione territoriale delle minoranze  ladina, mochena e cimbra del Trentino.

Questa è un’opportunità, forse l’ultima, sopratutto per la valle di Non (ma anche per i vicini solandri) che con cadenza decennale arriva dopo i censimenti generali della popolazione del 2001 e 2011 in cui rispettivamente il 17,54% (nel 2001) e il 25% (nel 2011) i residenti maggiorenni della valle di Non si erano dichiarati di appartenenza linguistica ladina.

In entrambe le rilevazioni era stata superata  la percentuale per il riconoscimento di minoranza linguistica che la legge della Stato italiano fissa al 15%. Dal censimento 2011 non è cambiato nulla dal punto di vista del riconoscimento ufficiale ma molto invece sotto il profilo della consapevolezza dell’identità nonesa.

Lo dimostrano l’apprezzamento delle pagine in noneso ladino che “il Melo” puntualmente ogni mese propone dal luglio  2014; l’azione continua e capillare di associazioni culturali (Rezia, soprattutto, ma non solo)  ed il proliferare sui social di iniziative e siti che puntano alla valorizzazione della lingua nonesa ladina e quindi dell’identità di valle, cosa che invece era rimasta appannata e abbastanza ignorata nei precedenti decenni.

Da non sottovalutare nemmeno le deliberazioni con cui alcuni Consigli comunali della valle (tra questi da citare  Sfruz, Romallo e Ville d’Anaunia)  hanno dichiarato, con responsabilità e con  motivazioni articolate, l’appartenenza ‘retica ladina’ del rispettivo territorio.

Ora con la rilevazione legata al censimento la parola per la terza volta torna ai cittadini e la riscoperta dell’identità valligiana è l’occasione (forse l’ultima) per convincere, con una dichiarazione di appartenenza linguistica in percentuale consistente, le istituzioni provinciali e regionali sulla serietà della richiesta.

Si tratta di un puro diritto, se i numeri saranno quelli auspicati,  che in nessun modo intende sminuire od intaccare ciò che altre valli ladine (in primis la valle di Fassa) hanno giustamente  raggiunto e conseguito con anni di determinazione, impegno  ed ampie ragioni storico – linguistiche.

Ragioni che, secondo noi, possiede anche la valle di Non e in parte la valle di Sole: il  riconoscimento che viene richiesto infatti punta essenzialmente alla valorizzazione della lingua e della cultura locale che altrimenti rischia di essere stravolta nel meccanismo della globalizzazione  e per dare alle nuove generazioni il ritrovato orgoglio di una storia millenaria di identità.

Su questi temi, e su questa opportunità per la nostra valle, “il Melo” intende proporre una serie di dati ed elementi di riflessione che, a partire dal prossimo numero di settembre, contribuiscano a far crescere la consapevolezza e le opportunità che il riconoscimento di minoranza linguistica darebbe alle valli del Noce.

Giacomo Eccher


Il Melo nei prossimi mesi dedicherà ampio spazio al censimento per il riconoscimento della minoranza ladina alla valle di Non e di Sole. L’obiettivo è quello di fornire ai lettori informazioni oggettive sul tema, ma anche spunti per riflettere sul nostro passato, presente e futuro.

L’appuntamento di ottobre segue quello del 2011, che pur riscontrando un buon livello di adesioni (si è dichiarata ladina il 25% della popolazione nonesa) non rispecchia, secondo il mio modesto parere, quello che giornalmente si può riscontrare vivendo in valle. Infatti, sono molte le attività svolte quotidianamente che evidenziano un’identità specifica unica e diversa da quella trentina. Oltre ai valligiani ci sono anche coloro che per motivi famigliari o di lavoro vivono al di fuori delle nostre valli.

Mi capita spesso per lavoro di incontrarli e devo dire che oltre ad esprimere una grande nostalgia verso il territorio di origine, nella maggioranza dei casi hanno mantenuto la nostra identità e il nostro modo di fare.

Negli anni scorsi alcune persone si sono dedicate anima e corpo per ottenere il riconoscimento di minoranza linguistica ladina per le valli del noce, a queste persone e alle associazioni che hanno costituito va il mio ringraziamento e la mia gratitudine, perché hanno tenuto acceso un fuoco che altrimenti si sarebbe spento. L’attività di ricerca storica, i testi, i documenti ritrovati, oggi possono essere consultati e analizzati da tutti, ma sono in gran parte il frutto del lavoro di pochi.                                                                     

Il censimento di ottobre segnerà un punto importante, in quanto è il momento di decidere da che parte stare. Questa è una decisione che riguarda ognuno di noi, sia per chi si dichiara ladino sia per chi non lo fa, in quanto quest’ultimo automaticamente si è dichiarato non ladino.                                                                          

Ha senso oggi dichiararsi una minoranza in un contesto di globalizzazione e con un l’attuale diffusione degli strumenti tecnologici che ti permettono di comunicare in tempo reale con il mondo intero?                         

Personalmente ritengo che una non esclude l’altra, in quanto se da un lato siamo iper-informati su tutto, iper-collegati con chiunque, alla fine le persone necessitano anche di basi e punti di riferimento solidi e “se uno non è forte a casa, non è forte nemmeno fuori”.

Paolo Leonardi    

Redazione