Romedio, un santo tra trentino e tirolo

Romedio, un santo tra trentino e tirolo

Nella diocesi di Trento ci sono soltanto tre chiese dedicate al santo eremita, con la quarta a Roncio, che però ha non è parrocchia.

La prima e più famosa si trova fra Salter e Tavon, nella Anaunia. Ha incorporato il convento che da anni ormai è guidato dai frati conventuali. Un tempo era dei sacerdoti diocesani, anche se un falso documento attribuiva ai Thun la potestà di nominare il priore. Poi passa ai francescani, che hanno anche qui il loro piccolo cimitero. Attualmente è un luogo di culto molto amato da tanta gente.

Un’altra chiesa in cui si venera S. Romedio si trova in un paesino della Val di Sole, esattamente a Arnago, appena sopra la parrocchia di Magras. Nella medesima valle si trova anche la cappella di Roncio, dedicata a S. Romedio e S. Barbara. Il piccolo paese, frazione di Mezzana, non è parrocchia: il luogo di culto fu consacrato nel 1591. Il quadro che ricorda la venerazione al santo noneso è piuttosto recente (prima metà del 1800) e non ha un grande valore. La terza chiesa parrocchiale è in Roveda, in valle dei Mocheni, ed  esiste dal XVIII secolo e appartiene all’unita pastorale di Pergine. Una volta era il decanato di Canezza.

Nonostante le poche chiese a lui dedicate, S. Romedio è assai popolare. Egli visse attorno al Mille, provenendo da una nobile famiglia bavarese. Il santo dona alla chiesa di Trento i diritti e i possedimenti nella valle dell’Inn. Per questo si ritiene legato alla diocesi tridentina. Dopo questo atto generoso, Romedio si ritirò a vivere in penitenza e preghiera nell’eremitaggio che da lui prende nome, nei pressi di Sanzeno in Valle di Non.

E qui moriva santamente sul finire del secolo XI. Il suo culto viene testimoniato già sul finire del millennio e si estese a luoghi come Thaur S. Georgenberg, Hohenwart e Habach, sempre in Tirolo. Forse ciò si lega alla sua origine feudale o al culto delle sue reliquie. Molte leggende si collegano a S. Romedio: il fatto che gli attribuisce due compagni (Abramo e Davide), i molti miracoli, la faccenda dell’orso. Per dirimere la questione (realtà – leggende) ci volle la scoperta del Sacramentario Adelpretiano, quasi contemporaneo al santo. Esso avvenne per merito di F. Unterkircher nella Biblioteca Nazionale dell’Austria durante il 1966. Nel vecchio codice si fa memoria dei primi benefattori del santuario e dei devoti di parecchi paesi della Valle di Non e del vicino Oltradige. Il giorno in cui si venera S. Romedio fu all’inizio in ottobre, poi – forse per comando del Principe Vescovo Johannes Hinderbach – fu stabilito il 15 gennaio.

Del santo si conosce molto bene il suo luogo di culto, con le cinque chiese sovrapposte. Invece si conosce poco delle altre chiese a lui dedicate. La prima, che resta con Roncio la più vecchia, è nel paese di Arnago. Fu consacrata dal vescovo suffraganeo di C. G. Madruzzo il 4 agosto 1628. Semplice nella facciata, con lesene dipinte, ha una dedicazione a S. Romedio e a S. Domenico (come si leggeDOM. ROMEDI ET DOMINICE ORATE PRO NOBIS). Il portale è in pietra rosa e risale al 1733. L’interno è gotico, con costolature antiche e abside poligonale. La sagrestia si trova dietro l’altare ligneo, decorato e dorato. La pala, che porta la Madonna al centro, ha pure S. Romedio a cavallo di un orso. La Via Crucis risale al 1797, mentre le statue di S. Vigilio e di S. Stefano sono posteriori. Il campaniluccio è a vela.

La chiesetta di Roveda, in Valle dei Mocheni, si trova nella frazione Tafneri e appartiene alla prima metà del secolo XVIII. Venne ampliata durante il 1890. Il campanile è a vela e sui battenti delle porte, in dialetto mocheno, sono scritti gli elogi di alcuni santi. La chiesetta fu elevata a curazia nel 1890 e a parrocchia nel 1959.  Oggi dipende dal decanato di Pergine. Nel 1785 era curato a Roveda un sacerdote nativo di Canezza, don Andrea Pris. Fra le 20 curazie di Pergine, Roveda non è ultima. Vicino al paese esistevano antiche miniere di argento, dove lavoravano minatori di origine tedesca. Come annota il Mariani nel 1674 c’era lavoro per molti, specialmente nell’estrarre il vetriolo.

Le raffigurazioni di S. Romedio, a parte quella classica di G. B. Chiocchetti del 1905, con l’immancabile orso, sono concentrate soprattutto in Valle di Non. A Dres – vicino a Cles – il santo precede i tre martiri d’Anaunia con il Rosario nella mano. L’affresco dovrebbe risalire al XV secolo e può essere attribuito ai Baschenis, che nello stesso periodo dipinsero anche S. Romedio e compagni in Pavillo, nella vecchia chiesa di S. Paolo. L’antico altare a portelle di S. Vigilio, ora nel Museo Diocesano, ha una bella tavola di J. Lenerer che potrebbe essere del 1520.

Don Fortunato Turrini