CLES, LA MADONNA DELLE GRAZIE

Il passante frettoloso che transita in Piazza Grande a Cles può non notare la chiesetta di Santa Maria delle Grazie così inglobata in un grande edificio ottocentesco che ne nasconde le forme ad esclusione della facciata. Dei due spioventi del tetto appaiono solo le cornici che al culmine si concludono con un campaniletto a vela. L’alto zoccolo su cui poggia la facciata è Interrotta da alcuni gradini che precedono il portale di ingresso ad arco leggermente strombato. Al centro del prospetto una finestra tonda dà luce all’interno.
Nel 1690 don Giacomo Borghesi clesiano ma pievano a Terlano, fa edificare nel quartiere Prato di Cles questa chiesetta chiamata dai fedeli Madonnina, dell’Ausiliatrice o dei Santi Angeli.

Nata come cappella annessa ad un edificio adiacente dove don Borghesi aveva fondato, nel 1687, un Beneficio per permettere la dimora di un sacerdote. (Il “beneficio eclesiastico” è un istituto giuridico riferito alla proprietà fondiaria ed immobiliare che si concedeva ai chierici in usufrutto per compenso dei loro uffici).
Nel 1851, decaduto il beneficio, Giorgio Chiesa acquista il terreno, l’abitazione e la chiesetta con l’intenzione di edificare un moderno albergo.
Il 4 marzo 1852 viene stilato, con la diocesi di Trento, un accordo per la conservazione della cappella che viene di fatto inglobata nella grande struttura del nuovo albergo Chiesa poi Grand Hotel Cles.
Nella centralissima piazza Granda, questa facciata, inserita in un edificio divenuto nel tempo una civile abitazione, è un elemento molto caratterizzante il paesaggio urbano. L’interno, a navata unica è diviso in due campate, coperte con volte a crocera sostenute da semipilastri addossati al muro. Il presbiterio occupa la parte terminale della seconda campata ed è sollevato di alcuni gradini.
L’altare ligneo è attribuito a Vigilio Fortunato Prati. Nel 1945 Carlo Bonacina viene incaricato di dipingere l’interno della navata trattando tematiche inerenti il paese di Cles.
Il pittore divide lo spazio in quattro scene, nella prima sono rappresentati l’Assunta che campeggia sopra la facciata della chiesa di Cles. A destra e a sinistra i patroni delle frazioni ciascuno con il modellino della propria chiesa in mano. Vediamo S. Lucia per Caltron, S. Tommaso per Dres, S. Pietro per Maiano, S. Maria per Mechel. Comparivano anche tre vescovi ora quasi completamente scomparsi a causa del degrado della superficie pittorica dovuta ad una infiltrazione di acqua. è urgente un restauro per scongiurarne la perdita definitiva..
La seconda raffigurazione presenta la processione che ha attraversato il paese in occasione dell’inaugurazione della cappella. Nella parete sinistra un’altra processione: la popolazione scioglie il voto fatto alla Madonna di Fatima, per la protezione durante la seconda guerra mondiale.
L’ultima scena, la più grandiosa, rappresenta il Cardinale Clesio che il 27 settembre 1535, sullo scalone del Magno Palazzo del Castello del Buonconsiglio, attorniato dal Capitolo e dalle più alte Cariche del Principato, attende per firmare il documento denominato “Privilegio clesiano”.
Nell’affresco, sono rappresentati dei monaci Domenicani che avevano studiato e compilato il “Privilegio clesiano” per incarico del cardinale e sono pronti per consegnarlo. Questo era un segno tangibile di riconoscenza verso i propri concittadini per l’appoggio avuto durante la Guerra Rustica del 1525.
Il paese era allora denominato villa come ogni altro centro abitato. Il Clesio lo eleva a “Borgo” sinonimo di capoluogo di valle, inoltre ne aumenta le capacità economiche alimentando gli introiti della nuova chiesa parrocchiale.
Il “privilegio” concede anche alla Confraternita dei Battuti, che operavano presso l’ospedale di S. Rocco, la gestione autonoma dei beni.
Bisogna ricordare che ai tempi erano le offerte e i lasciti dei fedeli che intendevano lucrare indulgenze a costituire le entrate delle parrocchie e delle confraternite. Queste erano amministrate da sindaci eletti annualmente dai capifamiglia.
La cappella molto frequentata ancora oggi dai fedeli è stata decorata in stile moderno senza distaccarsi troppo dalla tradizione dell’arte italiana di cui Bonacina è un ottimo rappresentante.
Questo pittore nasce a Mestrina, provincia di Padova, nel 1905 e muore a Pergine Valsugana nel 2001. Svolge i suoi studi a Venezia fino al 1925 ed espone anche alla XVI Biennale Internazionale. In seguito frequenta l’ambiente artistico milanese dove si lega al Movimento chiamato Novecento. L’ideologia del gruppo faceva riferimento all’arte classica italiana del ‘400 e’500, cercava di raggiungere la purezza delle forme, la simmetria e l’armonia della composizione del Rinascimento. Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Carlo Carrà e molti altri fecero parte di questo gruppo che, nel periodo tra le due guerre, auspicavano un ritorno all’ordine e alla tradizione dell’arte italiana. Furono banditi i riferimenti alle avanguardie artistiche del ‘900 come Cubismo, Astrattismo.
Bonacina abbracciò appieno queste idee tanto che la sua pittura appare: limpida, illuminata da una luce diffusa universale, proporzionata nelle figure e ordinata nelle composizioni. Pittore, incisore e scultore, molto abile nell’esecuzione di affreschi, è autore anche delle 14 formelle della Via Crucis nella cappella e molte altre sue opere si trovano in valle.


