Mercati finanziari in tensione

Mercati finanziari in tensione

Per di capire meglio la situazione che si è creata dopo il forte calo dei mercati azionari e le tensioni sui titoli di stato italiani, ho intervistato Carlo De Luca, Responsabile delle Gestioni Patrimoniali della SGR Indipendente Gamma Capital Markets.

Dott. De Luca cosa sta succedendo sui mercati?

I mercati fanno giornalmente il prezzo di ogni singolo titolo attraverso la valutazione costante dei dati e delle informazioni disponibili, quindi, maggiormente chiare sono le informazioni più efficiente è il sistema. In un contesto come quello attuale sono molte le variabili e le possibili implicazioni che, per effetto del CORONAVIRUS, si possono trasferire sull’economia mondiale nel breve e medio termine e quindi tutto questo determina una forte volatilità sui mercati.

Dobbiamo inoltre considerare che l’azione rapida e coordinata delle banche centrali finora non si è rivelata sufficiente, perché la crisi questa volta non è finanziaria, ma prettamente economica. Pertanto, la politica monetaria risulta lacunosa perché può solo sostenere i mercati, ma non fornire quel “trigger” (evento scatenante) che in altri momenti si è rivelato idoneo per permettere una ripresa “a V”.

La crisi è iniziata con il contagio sviluppato tra il mese di dicembre e gennaio in Cina, lì le cose come si stanno evolvendo?

La Cina, che ha stupito per la rapidissima reazione di contenimento del Coronavirus, sta beneficiando in questo momento del fatto che la sua Borsa è stata tra le più penalizzate lo scorso anno a causa dei dazi americani e quindi, rispetto all’Europa o agli Usa, si è trovata a “fair value” (prezzo corretto) nel momento più delicato e senza valutazioni tirate. Oltre a ciò, una parte dell’economia sta mettendo a frutto l’innovazione tecnologica per cui l’Impero Celeste è giustamente noto: smartworking (Alibaba, Tencent + 485% di utilizzo in un mese), piattaforme di teleducazione (+82%) e telemedicina (400.000 visitatori in Wuhan su Alibaba Medicine nei giorni della quarantena), We chat per le riunioni di lavoro (+1000% tra gennaio e febbraio), boom dell’e-commerce. Inoltre i vari prodotti sono stati consegnati con i droni e la popolazione è riuscita ad adattarsi all’emergenza (New Normal) ad una velocità incredibile. Si stanno addirittura utilizzando i mezzi di trasporto come gli autobus (vuoti) per consegnare la spesa a domicilio. Senza dimenticare che il Paese sembrerebbe aver rallentato il numero di decessi e contagiati e si starebbe avviando ad una stabilizzazione della situazione. Il lato negativo e difficilmente recuperabile sono le vendite stagionali perse e la ricostruzione delle catene produttive in alcuni settori (come la moda, ad esempio) i cui tempi di recupero potrebbero allungarsi fino al 2021.

Come vede l’Europa?

I danni per l’economia italiana ed europea sono invece incalcolabili. Trovandoci di fronte ad un classico cigno nero per i mercati (nessuno all’inizio dell’anno si aspettava una possibile recessione causata da un’epidemia globale), possiamo affermare che il fattore tempo sarà cruciale nel trovare soluzioni idonee a chiudere l’emergenza sanitaria e le sue conseguenze economiche: entro inizio aprile al massimo, dobbiamo essere in grado di localizzare e circoscrivere il virus per avere delle ragionevoli probabilità di isolarlo e limitare un ulteriore contagio come sta invece avvenendo ora. Se si fallirà questo primo obiettivo, il rischio recessivo si po-

trebbe concretizzare con il rischio di vedere nemmeno una ripresa “a U” ma “ad

L” (che è lo scenario peggiore) o quasi. Il problema riguarda soprattutto le imprese che, se non riusciranno a riprendere la produzione o le consegne ai clienti esteri entro le prossime settimane, rischiano di perdere irrimediabilmente gli ordini già acquisiti. È per questo che ora gli allentamenti monetari servono, ma solo come palliativo mentre è indispensabile che i governi europei intervengano con misure di politica fiscale straordinarie in grado di evitare chiusure e fallimenti a catena.

E negli USA com’è la situazione?

Negli Usa il picco del virus si prevede verso fine aprile e quindi non si possono al momento fare previsioni. I dati al momento disponibili dicono che probabilmente sarà evitata la recessione solo grazie alla forza della domanda proveniente dal mercato interno e all’indipendenza conquistata in campo energetico e alimentare, ma è ancora presto per avere dati certi.

Voi di Gamma come vi siete comportati in questa difficile fase e quali possono essere gli sviluppi futuri?

Negli anni abbiamo sviluppato delle tecniche efficaci nella Gestione Attiva e Dinamica dei portafogli affidati dai nostri clienti, tecniche di previsione che ad inizio 2020 hanno suggerito di ridurre l’esposizione ai mercati azionari. Quindi in questo momento siamo molto sottopesati nella componente azionaria rispetto ai singoli profili di rischio. Per quanto riguarda le strategie di investimento che adottiamo in questo momento, tenendo sempre presente che l’orizzonte temporale di un investimento deve essere il medio lungo, pur non ignorando l’attuale volatilità abbiamo già identificato alcuni livelli sui quali tornare ad accumulare. Il Nasdaq, anche se correggesse del 15% rispetto ai livelli attuali, rimarrebbe comunque in un trend rialzista di lungo periodo. Non si può fare lo stesso discorso per l’S&P500, in quanto siamo convinti che nei prossimi dieci anni saranno soprattutto i titoli tecnologici a trainare le Borse.

Intervista effettuata il 14 marzo a Carlo De Luca di G.M.C.

Il contenuto delle notizie e delle informazioni trasmesse con questo articolo non possono in alcun caso essere considerate una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento, ne raccomandazioni personalizzate a qualsiasi forma di finanziamento.

Inoltre raccomando che per effettuare investimenti ci si deve sempre rivolgere a professionisti qualificati, meglio se indipendenti nei consigli, e quindi vanno evitate soprattutto in questo momento iniziative che non siano correttamente pianificate tenendo presente il proprio orizzonte temporale disponibile e la personale propensione al rischio.  

Paolo Leonardi

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