Germania alle urne, termina l’era Merkel

Germania alle urne, termina l’era Merkel

Cosa lascia in eredità ai tedeschi dopo 16 anni?

Con un “Tschüss Mutti” Berlino saluta la Cancelliera Angela Merkel che dopo 16 anni al comando del governo tedesco ha deciso di non ricandidare. Classe 1954, nata ad Amburgo, ha conseguito un dottorato in chimica fisica all’Università di Lipsia prima di dedicarsi alla carriera politica nel 1989. Nel 1991 ha ottenuto il primo incarico governativo come Ministro della Famiglia, poi dal 1995 fu Ministro dell’Ambiente. È diventata Cancelliera nel novembre 2005, ma non avendo mai ottenuto la maggioranza con il suo partito, l’Unione Cristiano Democratica (CDU), ha sempre stretto coalizioni: nel primo, terzo e quarto mandato ha governato con l’Unione Cristiano-Sociale (CSU) e il centrosinistra dei Socialdemocratici (SPD); nel secondo con i Liberali (FDP).

In questi 16 anni, la Cancelliera ha dovuto affrontare 3 crisi, a partire da quella immobiliare del 2008, poi quella dell’euro e ora la pandemia Covid. Nonostante ciò il PIL pro capite della Germania in questo periodo è aumentato del 18%, contro un +7% della Francia e un meno 8% dell’Italia. Produttività del lavoro, che ha permesso l’aumento dei salari, ed export sono stati i due motori trainanti dell’economia, con un tasso di disoccupazione che da oltre il 10% è sceso fino al 5,7% dello scorso luglio.

Lascia un Paese con un rapporto debito/PIL del 70% (contro il 160% italiano), ma in questi anni è stata spesso criticata per aver pensato più al rigore ed al risparmio che agli investimenti. In particolare è stata carente nelle infrastrutture, nella digitalizzazione e nell’ambiente, tutti temi che ora con il PNRR avranno modo di rivedere.

In ambito politica estera è stata sicuramente il riferimento dell’Europa verso il resto del mondo, anche per la costante presenza (dal 2005 a oggi l’Italia ha avuto 9 Presidenti del Consiglio e la Francia 4 Presidenti della Repubblica). Dal governo Trump ha raffreddato la relazione con gli USA, mentre ha sempre avuto un collegamento con la Russia (Merkel parla correntemente il russo), di cui l’ultimo atto il completamento in settembre del Nord Stream II, il gasdotto di 1200km che collega Russia ed Europa.

Ora i 60,4 milioni di elettori tedeschi sono stati richiamati al voto per decidere chi governerà la Germania per i prossimi 4 anni, con 47 partiti in lista, un sistema di assegnazione dei parlamentari proporzionale e una soglia di sbarramento per i partiti al 5%. Nel prossimo numero commenteremo i risultati.

Evergrande, la crisi del colosso immobiliare cinese

Too big to fail”, troppo grande per fallire, è un’espressione che dalla crisi finanziaria del 2008 indica gli istituti finanziari che hanno un peso troppo grande nell’economia per non essere salvati tramite un intervento pubblico in caso di fallimento. Nelle ultime settimane questo concetto è tornato di attualità per il rischio di fallimento del colosso immobiliare cinese Evergrande, che ha oltre 300 miliardi di dollari di debiti e lo scorso 24 settembre non ha pagato 83,5 milioni di interessi delle sue obbligazioni. Il coinvolgimento dello stato nel salvataggio di un’azienda privata non è mai facile, c’è un trade-off tra la salvaguardia del sistema economico-finanziario e il rischio di generare un moral-hazard, ovvero ridurre la percezione del rischio in quanto alla fine lo stato “ti dà un paracadute”.

Evergrande è una società nata nel 1996 e cresciuta in fretta grazie alla forte domanda di abitazioni da parte dei cinesi che dalla campagna si trasferivano nelle città. Con 200 mila dipendenti e 3,8 milioni di persone legate all’indotto, è la seconda società cinese più grossa nell’immobiliare, settore che conta direttamente per il 7,3% del PIL cinese, e indirettamente con i settori collegati, per un totale di oltre il 30%.

Quindi il suo fallimento genererebbe sicuramente problemi interni alla Cina, sia per coloro che hanno già pagato gli oltre 1,5 milioni di immobili da completare, sia per i possibili fallimenti a catena delle società dell’indotto, che per il fatto che circa il 40% della ricchezza dei cinesi è investita nell’immobiliare. E se avvenisse in maniera non controllata, è possibile anche la trasmissione degli effetti negativi in altri Paesi, tra cui il sud America quale fornitori di materie prime alla Cina. Inoltre, Evergrande è debitrice di oltre 300 istituti tra finanziari e governativi, e il settore immobiliare rappresenta il 70% del totale delle obbligazioni ad alto rendimento cinesi, percentuale che scende al 50 se si considera tutto il continente asiatico.

Nel frattempo, la banca centrale cinese è intervenuta iniettando liquidità nel sistema finanziario per oltre 200 miliardi di dollari. Tecnicamente potrebbe anche rilevare tutto il debito di Evergrande, ma la decisione spetta al governo cinese.

Economia trentina in ripresa nel secondo trimestre 2021 rispetto al pre-covid

Sono usciti in settembre i dati dell’indagine congiunturale, curata dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio di Trento, riferiti al secondo trimestre del 2021 per i settori manifatturiero, costruzioni, commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporti, servizi alle imprese, servizi alla persona.

Il fatturato complessivo è aumentato del +36,5% rispetto al secondo trimestre 2020, quello maggiormente colpito dal Covid-19. Allora, infatti, era stato registrato un -21,3% rispetto ai 12 mesi precedenti.

Le esportazioni trentine sono cresciute considerevolmente (+39,2%) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, trascinate dalle ottime performance del manifatturiero e dei trasporti.

Questo dato va confrontato al crollo del 27,2% del 2020 rispetto al 2019, determinato da una caduta contestuale sia sul fronte della domanda sia su quello dell’offerta.

Per quanto riguarda la situazione occupazionale, si è registrata una crescita del 2,6% nel 2021 rispetto al 2020, mentre era calata dell’1,7% nel 2020 in confronto al 2019. Tra i diversi settori, il comparto manifatturiero evidenzia un aumento del fatturato molto sostenuto e pari a +40,7%. Le costruzioni registrano un +63,8% grazie agli incentivi fiscali quali superbonus e ecobonus.

Più contenuto il rialzo nel commercio (ingrosso +28,6%, dettaglio +21,5%). Il settore dei servizi alle imprese e del terziario avanzato segna +32,2%, mentre il comparto dei trasporti registra un +40,8%.

Per quanto concerne il turismo, il secondo trimestre rileva dati ancora lontani dall’epoca pre-Covid. Il secondo trimestre 2021, rispetto al 2019, segna infatti un -49,5%.

Giorgio Leonardi