Ciantàr fuéra el marz

Ciantàr fuéra el marz

Tradizione della “Canta di marzo” a Don in Valle di Non. Negli anni 60, alcuni giorni prima della fine di febbraio, i coscritti dell’annata (solo i maschi), la sera si trovavano in casa di uno o dell’altro per preparare le così dette “liste del marz”. Si faceva un elenco con i nomi di tutte le ragazze da sposare (anche se non più tanto giovani), e ugualmente per i ragazzi celibi (…e anche certi scapoli incalliti). Poi si cominciava a fare la lista degli amori, ad ogni ragazza si abbinava un ipotetico fidanzato, chiamato: “Moròs dal marz”. La sera dell’ultimo giorno di febbraio si radunavano i coscritti con altri giovani e cominciavano a fare il giro del paese, fermandosi di volta in volta sotto le finestre dove abitavano le ragazze e ad alta voce declamavano (quasi a squarciagola) la seguente formula;

Entrato ‘l marzo in questa tera-par maridar ‘sta puta bela- ci èla- la ……… tale ……… che l’è ‘na bela putèla- a ci la dànte, a ci no la dànte- al ………tale ……… che l’è ‘n bel putèl”.

A questo punto (vi era sempre uno con la fisarmonica) si intonava questa canzonetta: “Tòila ti tòila, tòila … le-la … – tòila … le-la … – tòila … le-la … – tòila che l’è ‘n bel fiore … le-la … – che si raccoglie bene … le-la … – ela la ti conviene … le-la … – come ‘n garafolin!

La canzone si ripeteva anche durante gli spostamenti fin sotto la finestra della prossima ragazza per ripetere lo stesso rituale. Ovviamente le ragazze ascoltavano dietro le griglie delle imposte (…con la luce spenta per non essere viste) ansiose di sapere quale fidanzato sarebbe stato loro affidato. Terminato il giro, ci si radunava nell’osteria del paese, dove con musica, canti e qualche bicchiere di vino si concludeva la serata in allegria.

Endrizzi Paolo

Redazione