‘I TORRESANI D’ANAUNIA’ Da una sponda all’altra del Noce, due differenti stirpi

Iniziamo qui a trattare quei casi, in cui cognomi con forme pur molto simili, se non del tutto uguali, rappresentano però diverse stirpi e ceppi familiari, anche se vissute in luoghi molto vicini, come già visto in parte per i Dalpiaz.

Infatti per le famiglie Torresani, abbiamo di fronte sicuramente due grandi ceppi familiari diversi, in seguito diffusi prevalentemente in val di Non.
Iniziamo dalla stirpe oriunda dalla torre di Romeno, quindi sponda sinistra del Noce, forse più noti degli altri e più menzionati nei libri di storia locale, perché imparentati direttamente con i celebri conti Von Morenberg di Sarnonico, che contarono funzionari e uomini di legge già dal ‘400 e furono spesso ritenuti, sbagliando, il ceppo originario di tutti gli altri Torresani. Inizialmente in questo ceppo, convivono sia il cognome “De Moris”, che “Turrisan”, indicando così rispettivamente il capostipite e il luogo d’origine; poi, alcuni membri si sarebbero trasferiti a Sarnonico, edificando la residenza-castello detta ‘Morenberg’ nella parte alta del paese e dando appunto origine ai De Moris von Moremberg. Il capostipite Moro di Romeno, vissuto a metà del ‘300, proveniva forse dai nobili di Mollaro, che avevano diversi possedimenti a Romeno (da cui il simbolo comune del cane-levriere nello stemma). Questi avrebbe poi avuto discendenti con nomi e nomignoli simili, se nel 1464 un ‘Torresano’ di Romeno entra in possesso della sua parte di eredità del fu ‘Moretto’ e forse era della famiglia anche il ‘Morlo’ (per ‘Morello’) di Sarnonico, padre di un Franceschino, esiliato durante la rivolta del 1407, che riparò poi a Vicenza e diede origine ai conti Trento, molto conosciuti in Veneto e Friuli.
Va sottolineato poi che, similmente ai Torresani della sponda destra, anche per questi si trova pure la forma “Dalla/Della Torre”. Infatti, oltre a un Enrico ‘Torresan’ a Romeno a metà ‘400 e a un Tommaso detto ‘Turrisan’ ai primi ‘500, che si pensava erroneamente fosse il primo chiamato con tal cognome, in pergamene e lettere di metà ‘500 si incontra a Romeno un Mattia ‘Dalla Torre’, in qualità di decimano e amministratore dei Thun in quella zona.
Ancor più interessante è poi trovare la prova che unisce il cognome con lo stemma, diverso dagli altri Torresani, infatti un Sigismondo Dalla Torre, amministratore dei Thun nel castello di Altaguardia a Bresimo a fine ‘500 e che niente ha a che fare con la famiglia omonima di quella valletta alpestre, di cui parleremo nei prossimi numeri, porta sul sigillo in alcune lettere uno stemma ancora identico a quello dei personaggi con cognome ‘De Moris’, cioè il levriero, col capo rivoltato, invece i Torresani di Rallo e Tassullo avevano già nello stemma una torre e tre stelle. Lo stesso simbolo si ritrova, tra l’altro, anche su un sigillo di Ulrico Torresani, vicario di castel Corona (sopra Denno) nel 1477.

Altri sono quindi i Torresani della sponda destra del Noce, dal piccolo paese di Rallo e la cui forma del cognome è probabilmente più antica dei precedenti, anche se rispetto a quelli ebbero la loro fortuna tra tardo ‘500 e ‘800. Incontriamo infatti già nel 1344 a Rallo un ‘Giovanni notaio e Tomeo, fratelli e figli del fu Antonio Dalla Torre’, in documenti riguardanti i signori di Rallo e di fatti anche qui c’era una residenza turrita, da cui il cognome. Successivamente, nel 1371, si trova un altro ‘Torresanus’, tra quelli che nei patti di pace di quell’anno, aderivano alla fazione di ser Sandro di Rallo, dopo la faida delle famiglie nobili anauni, appena conclusasi. Più tardi troviamo i discendenti di questi, sempre col nome caratteristico del capostipite Antonio, a Campo Tassullo, appunto con ‘Antonio e Nicolò fu Michele’ nel 1478 e poi assieme a un ‘Delavanzo De Torresanis’ di Campo, nel 1505. Dalla pieve di Tassullo ci fu poi una migrazione di alcuni membri della famiglia, col cognome ‘Dalla Torre’, sia a Flavon, che a Denno, nel ‘600 e ‘700 e un ramo col cognome ‘Torresani’ a Cles, trasferitosi col notaio Lorenzo, durante il ‘500. Lo stemma risulta anche essenzialmente identico nei due rami e con concessione del titolo di nobiltà imperiale:
1) Per Michele Torresani del ramo di Cles, il 7 ottobre 1605, confermato poi nel 1746 dal Principe Vescovo Domenico Antonio Thun ai discendenti Giuseppe Udalrico, Michele, Angelo e Giovanni Nicolò.
2) Per Giovanni Dalla Torre dell’altro ramo di Flavon, l’8 maggio 1574. I discendenti ebbero un ulteriore miglioramento dello stemma il 23 ottobre 1787 con i fratelli Giovanni Nepomuceno Dalla Torre, avvocato dicasteriale (anche procuratore di Matteo I Thun) e Carlo Luigi, medico fisico nel territorio di Appiano (Altenburg).
Tale stemma viene inquartato, dividendo le torri dalle stelle e aggiungendo i predicati (aggiunte al cognome) di ‘Thurnberg und Sternhof’.

A tale ramo Karl Wilhelm von Dalla Torre, professore di scienze naturali all’università di Innsbruck per molti anni, che pubblicò un’opera in più volumi sulla flora del Tirolo e Vorarlberg, nonché guide naturalistiche. Fu lui a donare al museo Ferdinandeum due diplomi originali della famiglia.
Tornando al ramo di Cles, da qui venne un Giovanni, che compare a Trento ai primi ‘500 e dovrebbe aver originato poi i Torresanelli di Ravina e Stenico e poi Carlo Giusto (1779-1852), nato a Cles e sposato con Giuseppina contessa Marzani di Villa Lagarina. Si distinse nelle battaglie contro i napoleonici e, dopo la laurea in legge, fece una rapida carriera, divenendo prefetto di polizia per la città di Milano, durante i fermenti risorgimentali degli anni ’20, ’30 e ’40 e dal 1846 al ’48 fu persino reggente del teatro alla Scala. Per i suoi meriti, fu nominato barone ed ebbe miglioramenti dello stemma, con l’aggiunta dei predicati ‘de Lanzenfeld’ ‘Camponero’ e ‘Brionberg’ (vedi foto), quest’ultimo riferito al fatto che possedeva una villa sul monte Brione sopra il lago di Garda e di fatti morirà nella città di Riva nel 1852. Fu protagonista e bersaglio anche di un poemetto satirico di Antonio Ghislanzoni, librettista dell’‘Aida’ di G. Verdi.