IL CORAGGIO DI CHIEDERE AIUTO “Dagli abissi alle vette, alla ricerca della felicità”

IL CORAGGIO DI CHIEDERE AIUTO “Dagli abissi alle vette, alla ricerca della felicità”

Dal recente convegno interregionale tenutosi a Bolzano dal titolo: “Suicidio … e poi?”, all’apertura di nuove candidature per il progetto “Invito alla Vita, prevenzione del suicidio in provincia di Trento”, coordinato dall’Associazione A.M.A., le forze si moltiplicano per arginare il crescente malessere. Emergono difficoltà, per certi versi inedite, stress, un profondo male di vivere. I risultati di uno studio presentato nell’ambito del progetto “Restiamo Insieme” (2024) sono eclatanti.

Come mai una delle terre più ricche d’Italia (dati sole 24 ore, 2024), caratterizzata dalla migliore qualità della vita (indagine “Quality of life in European cities” del 2024), zona di grande ricchezza naturalistica, e con diversi primati di eccellenze (si veda il numero della rubrica di aprile), si contraddistingue per tanto malessere? Come affrontarlo?

Risorse economiche, affari e lavoro, efficienza dei servizi, ambiente salubre, performance virtuose, cultura e tempo libero sono importanti, ma sembrano non essere sufficienti per infondere profonda serenità nei cuori. Di che cosa abbiamo bisogno? Come persone appartenenti ad una comunità, quali risorse ci rendono preziosi gli uni per gli altri?

Spesso c’è difficoltà ad esprimere il malessere. Esiste una combinazione malefica fra malessere e vergogna. Le persone che stanno male talvolta si sentono criticate. Per cui elementi sociali e di comunità vocati al supporto diventano elementi di giudizio. Stare male equivale ad essere brutte persone, fallite. La cultura della performance, delle imprese ardue e talentuose, paradossalmente, funziona solo nell’essere giudicante invece che nel sostenere il percorso di realizzazione. Perciò da dimensione di sostegno diventa una gabbia atroce.

L’aspetto fondamentale sta nel fatto che chi sta male abbia la possibilità di chiedere aiuto. Il problema non è nello “stare bene o male” ma “in come si sta male”. Una situazione di sofferenza in qualsiasi ambito (lavoro, relazioni, carenza di senso e significato della vita) diventa fonte di vergogna, e si attiva la violenza. Si crea un auto-isolamento che moltiplica il turbamento, oppure un iper-adattamento/euforia a logiche autocelebrative. Giudizio e controllo sociale inducono a sentirsi negativi, incapaci, colpevoli. I contesti di violenza e dominio, alimentano tale spirale negativa.

D’altra parte, ci sono persone che coltivano un approccio umanistico, cooperativo, orientato all’accoglienza dell’altro, all’ascolto dei vissuti profondi. Persone che sostengono l’impegno alla crescita spirituale comune. Quando si sta male, è importante vedere che, nella stessa comunità, esistono queste persone disposte all’aiuto. Sono gli alleati positivi. È possibile e fondamentale creare rete di solidarietà e di vicinanza. Rivolgersi a coloro che sono disponibili.

Rendersi conto che non tutti sono giudicanti. Non tutti sono critici, e svilenti. Quante persone si potrebbero salvare se nel malessere le convincessimo a chiedere aiuto? E se le supportassimo quando lo domandano?

È vitale accogliere il dolore, appoggiare la strada che una persona sceglie quando tutto di sé chiede salvezza. Quando desidera un porto sicuro in cui attraccare per riflettere sulla tempesta che lo avvolge, rimettere in ordine i pezzi, trovare ancoraggi, all’inizio flebili poi più sicuri, per ripartire.

Quello che intraprendiamo nei momenti bui è un percorso di coraggio; l’incontro con un cuore buono può avviare sulla strada della progressiva liberazione dalla sofferenza fino alla straordinaria rinascita. Può condurre alla riscoperta della vita, come miracolo ma anche come mistero. Elemento di cui prendersi cura, con consapevolezza e amore per svelarne la bellezza anche nelle pieghe più difficili e insopportabili.

Il coraggio di evolvere e la premura di aiutare a farlo. La speranza è alimentata dalla solidarietà che incontriamo negli occhi gentili di chi ci sta accanto, e nell’aiuto di professionisti. Vi sono numerose iniziative in Trentino, come a livello nazionale. Coloro che chiedono aiuto, in seguito, sono anche disponibili a darlo. Si crea così un circolo virtuoso, dove i “campi base” si moltiplicano, e con loro le persone disponibili a tendere una mano, a ridare un senso di appartenenza, nel dare sollievo.

La vita è un viaggio che ognuno può rendere speciale per sé e per gli altri. Il rapporto personale verso l’esistenza si dà generalmente per scontato. È fondamentale rimetterlo al centro.

Qual è il nostro rapporto con la vita? Quale sentimento nasce in noi pensando al cammino che in essa stiamo compiendo?

Quale il sentimento di chi ci sta accanto ogni giorno? Cosa possiamo fare per prenderci cura di questo rapporto prezioso e favorire gli altri nel farlo?

Redazione