Ripartenza o non ripartenza

Ripartenza o non ripartenza

Un’interessante analisi sul comportamento del consumatore USA ci fornisce una chiave di lettura della situazione economica attuale e delle prospettive.

La pandemia ha colpito tutto il pianeta, chi più chi meno. Ogni giorno sentiamo opinioni e giudizi di esperti, di politici e di giornalisti più o meno competenti, che dicono la loro e creano un clamore ed un’esasperazione eccessiva oltre che di parte.

Personalmente preferisco alle parole i numeri e i grafici, perché sono più reali e meno influenzabili dalle solite enfatizzazioni in positivo ed in negativo. Del resto il mio lavoro mi porta ad essere il più razionale possibile, dovendo fare consulenza ai clienti.

Questa crisi è molto particolare perché si basa sugli effetti sanitari legati al COVID-19 che crea preoccupazione e modifica i comportamenti dei cittadini e di conseguenza provoca ripercussioni sull’intera economia mondiale. Tutto questo è possibile perché l’attuale sistema economico si basa in prevalenza sui consumi dei privati che hanno superato il 70% del PIL, mentre in passato (anni ’60, ’70 e parte degli ’80), il sistema economico era più bilanciato tra consumi ed investimenti. Del resto, visto il forte indebitamento pubblico dei vari stati, pensare agli investimenti è difficile e così per sostenere la ripresa economica si adotta la politica dei BONUS. All’attuale governo italiano su questo punto di certo non mancano le fantasie, infatti ha sperimentato penso tutte le più stravaganti idee di bonus a partire dai monopattini per arrivare a quello sulle case. Bonus per tutto purché si inneschi un desiderio di spendere e consumare. C’è chi non condivide questa linea, facendo presente che si sta utilizzando denaro a prestito e che senza una vera pianificazione si rischia di non ottenere i ritorni sperati.

L’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, nel discorso di apertura del Meeting di Rimini si è soffermato tra gli altri su questi aspetti, evidenziando che i sussidi servono a sopravvivere e a ripartire ma finiranno e non aiutano i giovani a costruire un futuro. Aggiunge inoltre, in merito al debito creato per finanziare le misure per la ripresa: “Questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc. se è cioè “debito buono”. La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato “debito cattivo”.

Negli USA, il Presidente Trump ha deciso diversamente inviando direttamente denaro ai privati e alle famiglie. Oggi il consumatore USA ha in tasca più soldi rispetto a 12 mesi fa e li spende come crede, senza indirizzi derivanti dai BONUS. Quindi tutto il gran parlare della crisi USA non è oggi riscontrabile dai numeri come qualcuno sta cercando di far apparire. Non è un caso che gli indici azionari americani hanno recuperato tutte le perdite ed in particolare il settore tecnologico ha superato il livello pre-crisi. È evidente che tutto questo non è sostenibile all’infinito, ma per ora funziona. Il tutto nonostante la pandemia negli USA sia ancora presente con un numero di contagi giornalieri molto alto (5,6 milioni di contagiati al 22/8, con oltre 46.000 nuovi ammalati al giorno).

Cerchiamo quindi di capire attraverso l’analisi del comportamento del consumatore USA, condotta da un’importante banca americana, quali sono i numeri attuali rispetto ai dodici mesi precedenti. Analizzare il comportamento dei consumatori USA è più facile rispetto ad esempio all’Italia, in quanto negli Stati Uniti sono molto utilizzati la carta di credito e il web per effettuare gli acquisti e quindi risultano più tracciabili le operazioni.

I grafici di seguito riportati evidenziano chiaramente che i consumatori americani stanno ritornando ad un livello di consumi vicino al periodo pre-Covid. Oggi rispetto ad agosto 2019 siamo solamente ad un meno 10%. Cosa ben diversa rispetto all’Europa e Italia. Altro aspetto importante è dato dalla modalità scelta per l’acquisto, infatti oggi si nota un divario notevole rispetto al passato tra chi acquista con accesso al web e chi si reca fisicamente nei negozi. I primi hanno un dato superiore del 10% rispetto al dato storico, mentre i secondi sono ancora sotto del 20%. Quindi i consumi sì, ma si va molto meno nei negozi e si acquista soprattutto utilizzando il web. Del resto il boom di fatturato riscontrato nel primo semestre 2020 da Amazon (+ 33%) è la conferma proprio di questi dati.

Proseguendo con l’analisi si riscontra una situazione diversa nel settore dei servizi, come evidenziato dalla tabella elaborata da Trentino Consulenza. Infatti, è ancora molto negativa la percentuale riferita all’utilizzo di aerei per lo spostamento (-71% rispetto ai dati pre-Covid), non è da meno l’utilizzo di mezzi pubblici (-60%) e la ristorazione (-53%). Infine, gli alberghi sono in recupero assestandosi al (-33%).

Da segnalare il ritorno all’utilizzo per gli spostamenti della propria macchina (+40%) e a piedi (+30%).

Per concludere si può affermare che se i consumi sono in recupero e si sta rinforzando la convinzione che il 2020 possa segnare una svolta nelle modalità di approccio al commercio tramite web rispetto a quello tradizionale, per quanto riguarda l’utilizzo servizi sia pubblici che privati, è presto per trarre delle conclusioni in quanto negli USA è ancora alto il livello dei contagi. C’è però da notare una forte resistenza e quindi i settori coinvolti probabilmente impiegheranno più tempo per ritornare ai livelli pre-Covid.

Paolo Leonardi

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