Il coraggio di cambiare

Il coraggio di cambiare

A Roma c’è un nuovo Governo anche se con molto del vecchio; l’epidemia da Coronavirus continua e mentre aspettiamo i vaccini, che tardano o non arrivano, c’è poco da stare allegri. La luce in fondo al tunnel è ancora lontana per la salute delle persone e per i pesanti strascichi sulla socialità, sull’economia e in generale sulla vita stessa di tante persone e imprese.

Un periodo tanto difficile che molti raffrontano la situazione attuale con l’immediato Dopoguerra con un conseguente richiamo a quello spirito di unità e coesione nazionale che allora – come ha ricordato il neo premier Mario Draghi presentendosi in Parlamento – aveva consentito di ricostruire un Paese in macerie. Ma erano altri tempi ed altri politici! Da condividere invece il richiamo all’orgoglio nazionale, ai tanti primati che il nostro Paese vanta in tanti settori, alla profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato che altri ci invidiano.

Virtù tarpate troppo spesso da litigi di parte, da una burocrazia farraginosa ed autoreferenziale e da una giustizia che, per tempi e qualità, è ormai più un freno che un servizio alla vita del paese.

Le ‘macerie’ di oggi su cui costruire sono l’emergenza sanitaria (con la difficoltà di far decollare il piano vaccini), l’emergenza economica (con una montagna di debito pubblico in clamoroso aumento e la produttività del sistema a picco) e della rabbia sociale che potrà esplodere nel caso di mancata tenuta del sistema (con un numero significativo d’imprese in difficoltà crescente e la fine del blocco dei licenziamenti). Le risposte che sono arrivate finora appaiono insufficienti, spesso caotiche e contraddittorie e non hanno risolto i nodi di fondo. Per questo cambiare è d’obbligo, ma non solo con interventi di facciata e di basso compromesso tra appetiti diversi come la politica recente ci ha abituati. Ripartenza è dunque la parola d’ordine, e anche nelle nostre valli per ripartire dopo lo stallo dell’epidemia occorrono investimenti importanti e decisioni lungimiranti finalizzate ad uno sviluppo duraturo e risolutivo.

Per questo dal mese di marzo “il Melo” si occupa di viabilità e dei collegamenti, uno degli assi, assieme a quello delle reti informatiche, su cui si può costruire il futuro. Guardare positivo è un obbligo e alla valle ed al Trentino fa molto bene la medaglia d’argento del convalligiano Luca de Aliprandini, la prima medaglia in assoluto mai conquistata da un trentino nello sci alpino da quando, 90 anni fa, è iniziata la competizione iridata. Davvero un bell’esempio di tenacia e di stile del giovane atleta di Tuenno che ha mosso i primi passi sportivi nello sci club Anaune di Cles e che è riuscito ad imporsi in una disciplina dove fortissima è la concorrenza praticamente da ogni parte del mondo. Un bel segnale questo d’inizio 2021 che dall’altra parte è funestato dalla scomparsa di un altro ‘campione’ di stile e di nobiltà, il conte Ulrico Spaur, figura attaccatissima alla valle di Non ed al suo castello Valer. Il conte Ulrico ha sempre avuto attenzione e cortese disponibilità nei riguardi del nostro mensile che al suo castello ha dedicato vari numeri prima della apertura al pubblico, due anni fa, ed una serie di approfondimenti del collaboratore Fabrizio Tanel, sulla genealogia della famiglia. Un altro lutto per noi de “il Melo” ed in genere per il mondo agricolo trentino, è la scomparsa del prof. Sergio Ferrari al qual dedichiamo un ricordo ospitandone il suo ultimo articolo.

Giacomo Eccher