Chi uscirà meglio dalla crisi

Chi uscirà meglio dalla crisi

Un aggiornamento sulle recenti novità

È trascorso un anno dal tragico mese di marzo 2020. Ora la situazione è diversa, ma non per questo meno problematica. Un anno fa eravamo stati presi di sorpresa dal COVID-19, in parte anche perché le prime avvisaglie di gennaio erano state sottovalutate dal governo in carica in quel periodo, dall’altro perché eravamo il primo Paese ad avere il maggior contagio in atto e quindi a pagare lo scotto di una sostanziale incapacità nel contrastare il virus. Ora siamo in una fase di continui blocchi delle attività e limitazione agli spostamenti della popolazione, regolamentati come ben sappiamo dalla normativa prevista per le zone arancione o rosse.

L’obiettivo è quello di distanziare la popolazione al fine di ridurre gli effetti della terza ondata.

È iniziata la vaccinazione della popolazione dando priorità ai cittadini più anziani e ai soggetti a maggior rischio. Un elemento importante che sta facendo la differenza è la capacità organizzativa di ogni Paese e la quantità di vaccini a disposizione. I due aspetti derivano da decisioni fatte in passato (scelta dei vaccini) e odierne (organizzazione del territorio nell’erogazione dei vaccini). Su questo punto non ci sono Paesi che partono avvantaggiati perché si tratta di un evento nuovo da gestire, ma la differenza si fa in base alle capacità di affrontare l’organizzazione dell’erogazione dei vaccini sia dal lato logistico che da quello sanitario.

Prima si raggiunge l’immunità di gregge prima riprenderà l’economia. È unanime l’apprezzamento del cambio di marcia del governo Draghi rispetto a quello Conte, ma l’Italia e la Spagna sono in evidente ritardo. Il grafico (A) allegato riporta le previsioni di crescita del PIL in Europa fino al 2024 (fonte Goldman Sachs) e risulta evidente come la ripresa è molto diversa da Paese a Paese. Infatti, la ripresa del PIL tedesco nel 2021 e 2022 rispetto a quella di Italia e Spagna è molto diversa. La Germania sarà a fine anno ad un livello decisamente superiore rispetto a quello pre-pandemia, mentre noi e la Spagna saremo ancora ad un livello inferiore rispetto a quello pre-crisi. L’economia italiana purtroppo partiva da un livello di sfavore, in quanto era ancora sofferente per gli effetti della crisi del 2007/2008, ed ora fa fatica a reagire. A completare il quadro previsionale teniamo presente che la Banca Centrale Americana (FED) ha comunicato nei giorni scorsi che la crescita dell’economia USA nel 2021 sarà pari al 6,5% a fronte di una precedente previsione ferma al 4,2%. Quindi per riassumere la ripresa italiana sarà più lenta rispetto agli altri Paesi europei e quest’ultimi, a loro volta, sono perdenti nei confronti degli USA. Questo aspetto è importante perché ripartire velocemente dopo una crisi così impattante come quella in atto, vuol dire mantenere, incrementare o perdere competitività.                                                                                                                                

Nulla di nuovo viene da dire, perché se andiamo ad analizzare l’andamento degli indici azionari Europei e USA negli ultimi 5, 10 e 20 anni, ci rendiamo conto che le due economie hanno viaggiato a dei ritmi completamente diversi. L’indice S&P 500 USA (rappresenta le 500 aziende Usa a maggiore capitalizzazione) negli ultimi 5 anni è cresciuto del 106,5% mentre l’indice Euro Stoxx 50 (i 50 titoli europei a maggiore capitalizzazione) ha performato per il 22,6% e l’indice Euro Stoxx 600 (che rappresenta i maggiori 600 titoli) ha ottenuto un risultato del 30,7%, una differenza che si conferma anche a 10 e 20 anni. Gli analisti ritengono che questo diverso comportamento delle varie economie, nasca proprio dalla capacità di adeguarsi alle mutate condizioni economiche e di mercato a cui abbiamo assistito a partire dal 2000, anno in cui iniziò la nuova era tecnologica.                                                                                           

Per concludere dobbiamo sottolineare che siamo ancora in piena pandemia, quindi l’emergenza sanitaria non è finita, basta vedere il numero dei contagi giornalieri e purtroppo dei decessi, ma è opportuno che si impari da questa situazione per impostare un cambiamento generale del nostro Paese utilizzando le risorse del Recovery Fund per efficientare la macchina statale, l’organizzazione del Paese e di le tutte le componenti che incidono sulla crescita economica.      

Paolo Leonardi