La casa intelligente

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Gli assistenti vocali

Se avete letto i precedenti articoli sulla casa intelligente conoscerete già Alexa e le sue potenzialità in ambito domestico. In questo “pezzo”, parlerò del ruolo degli assistenti vocali.

Prima farò un passo indietro per alcune riflessioni, e qualche “pillola” legata al mio vissuto tecnologico, fino all’incontro, relativamente recente, con le potenzialità di questi dispositivi “chiaccheroni”.

Il mio interesse per tutto ciò che odora di informatica di elettroni e più in generale di tecnologia risale alla seconda metà degli anni 70. Nel 1975, mentre Bill Gates si apprestava a cambiare il mondo con l’introduzione dei primi primi personal computer cominciavo a muovere i primi passi impacciati in questo misterioso pianeta. Un pianeta di esclusiva competenza dei tecnici, in camice bianco, di IBM che, ben si guardavano, dal divulgare il “sapere” contenuto in quegli enormi armadi stracolmi di valvole ed altri componenti elettronici. Armadi che, oggi, stanno tranquillamente nel palmo della mano, in uno smartphone od in altri dispositivi elettronici.

E, mentre Bill Gates, costruiva il suo impero informatico, io circondato dalle montagne e meleti della Valle di Non, inciampavo, testardo come un mulo, nelle infinite difficoltà di un mondo ermetico e restio ad aprirsi alla comprensione dei comuni “apprendisti” quali il sottoscritto.

L’evoluzione è stata talmente repentina da sorprendere gli stessi addetti ai lavori. IBM, colosso mondiale indiscusso, ha dovuto cedere presto il passo ed il primato ad altri in un mercato sempre più ampio e diversificato.

In questo evolversi frenetico, un discorso particolare va dedicato ai dispositivi di input e quelli di output. Come ben sapete un computer altro non è che una “scatola” piena di circuiti con il microprocessore al centro della scena a dirigere il traffico dei dati.

I dati in ingresso (input) o stipati in contenitori di byte (gli hard disk) viaggiando sui bus (non quelli a gasolio del traffico cittadino) dei cavi multipli piatti che affollano l’interno del case di un pc o di un notebook. I dati, dicevo, si dirigono verso il micro processore che li elabora e restituisce i risultati (output).

Il computer, per comunicare con noi ha bisogno di dispositivi per l’ingresso delle informazioni ed altri per l’esposizione dei risultati in formato leggibile.

Agli esordi, per comunicare informazioni al computer, si utilizzavano le schede perforate. Dei cartoncini che venivano  bucati con una sequenza di forellini a gruppi di otto (byte). I plichi di cartoncini perforati erano dati in “bocca” al lettore di schede che trasformava i forellini in segnali elettrici pronti ad involarsi al processore centrale sulle piste dei bus. Una volta elaborati i risultati erano “sputati” sui rulli di carta della stampante.

Con il passare del tempo, in “input” ha preso il sopravvento la tastiera, a seguire il mouse, poi le tavolette elettroniche, poi, ancora, il microfono per giungere ad oggi con gli assistenti vocali. Di rimando, stampanti, video, autoparlanti, cuffie, attuatori domotici, ecc. sono le apparecchiature deputate a comunicare od eseguire i risultati elaborati dall’unità centrale del computer.

Eccoci dunque ai nostri Google home ed Alexa!

Essi svolgono contemporaneamente il compito di inviare e ricevere informazioni dai processori che “vigilano” sul sistema. Processori, siano essi in loco, dentro dispositivi domotici, in computer domestici o più comunemente nei server (computer posizionati nella rete internet). Cerchiamo di capire cosa succede quando proferiamo un ordine ad un assistente vocale, questa volta proviamo con Google home: “ehi google! dimmi la temperatura esterna”, quando questa frase è correttamente percepita dal microfono dell’assistente, questi interpreta la nostra richiesta, la trasforma in segnali elettrici che, diligentemente, in fila come degli “scolaretti”, si involano attraverso la connessione wifi, al router, quest’ultimo li instrada verso il processore che governa il sistema. Il processore, decodifica la richiesta ed esegue quanto richiesto dal nostro comando inviando il risultato nei formati desiderati: una risposta vocale, un’azione su un dispositivo domotico, una stampa, un filmato su uno schermo e molto altro.

Un approccio, questo, verso un “linguaggio naturale” ed il futuro che diventa “presente”. Tastiera, mouse ed altri dispositivi di input, lasceranno il passo agli “assistenti vocali”: in casa, in ufficio e nel quotidiano di tutti noi!

Claudio Travaglia