La pensione a castello

La pensione a castello

Come gestire la propria posizione pensionistica nel Castello di Axirè

Oggi il tema delle pensioni torna ad essere la materia di confronto del più classico dei tavoli governo e sindacati e la mediazione su quota 102, come dice il buon Alberto Orioli di Radio 24 “è soltanto un prendere tempo” e tutte le sigle sindacali lo sanno benissimo e tentano di negoziare una nuova riforma delle pensioni come tante ne abbiamo visto passare negli ultimi decenni.

In tutto questo contesto in cui i tempi della politica si dilatano troppo spesso a dismisura, ci sono aspetti che non vengono considerati per tutta la gravità che stanno assumendo e che nonostante avessero dato le prime avvisaglie già nei primi anni ’80, oggi ci presentano il conto di una crisi in cui sta implodendo il nostro “Stato Sociale”. E le cause sono da imputare essenzialmente a due fattori demografici: l’allungamento della durata media della vita e il crollo dei tassi di natalità. Per capire davvero l’inquietudine di questa situazione e come la stessa possa toccare fisicamente le nostre vite, dobbiamo essere consapevoli che la modalità di finanziamento di una prestazione pensionistica è a ripartizione ovvero le pensioni vengono via via finanziate con i contributi incassati nel corso dello stesso periodo. In altre parole, i lavoratori attivi finanziano la pensione a coloro che lo sono già (tipico di molti sistemi obbligatori, tra i quali l’INPS). Ma come può rimanere in piedi un sistema simile se un solo lavoratore “deve mantenere” in taluni settori fino a tre pensionati? Sia chiaro, ben lontano  dal voler creare psicosi, ma i numeri indicati nella domanda appena posta non sono altro che il rapporto che possiamo consultare sul sito della Ragioneria dello Stato relativo al comparto agricolo; tendenzialmente più contenuti i rapporti in altri settori come quello dei professionisti o dei dipendenti pubblici o privati, ma pur tuttavia sempre superiori rispetto ad un rapporto che dovrebbe essere almeno di equilibrio, che porteranno inevitabilmente al collasso l’intero sistema.

Alle due motivazioni demografiche sopra indicate, ne va aggiunta un’altra non meno importante e riguarda un profilo di generale indifferenza da parte degli effettivi interessati. E per certi versi è anche capibile, sarebbe come chiedersi “Perché dovrei chiamare i pompieri se non vedo le fiamme sul mio tetto di casa?

È già, ancora molti pensano alla crisi del sistema pensionistico come a qualcosa che non tange su di sé; è così che non ci si preoccupa né della propria situazione attuale e nemmeno di quella futura quando si incroceranno le braccia, affidando ancora una volta le proprie sorti ad uno Stato che si sta sempre più defilando vergognosamente, almeno sul lato assistenza. L’invito accorato rivolto a tutti indistintamente che deve essere rinnovato da parte di ogni attore del mercato che si occupa di previdenza è quello di controllare periodicamente l’estratto conto contributivo, ma non quando si dovrà richiedere la pensione, perché sarà troppo tardi visti i termini prescrizionali previsti, che non permettono di salvare eventuali anomalie dopo i cinque anni. E a proposito di informazioni rivolte ai cittadini l’invio da parte dell’Inps della busta arancione, che aveva preso a prestito il proprio nome per le stesse modalità di comunicazione adottate dagli svedesi nel loro efficiente sistema previdenziale, avrebbe potuto costituire un prezioso strumento.

Di fatto si è trattato di una nobilissima iniziativa ma solo negli intenti, o forse nemmeno in quelli vista l’impopolarità dei dati previsionali contenuti nelle proiezioni delle nostre pensioni e con una storia lunga più di vent’anni, in cui i vari governi l’hanno ostacolata, rinviata e frenata. Anche per coloro che in questi ultimi anni avessero ricevuto questa comunicazione da parte dell’Inps, il messaggio da parte di chi la previdenza lo fa di mestiere è sempre stato quello di prestare molta attenzione ai dati riportati, soprattutto viziati da una proiezione costante dell’inflazione che ha determinato calcoli di pensioni più incoraggianti di quanto di certo non saranno.

Tutto questo scenario sconcertante può essere sintetizzato e rappresentato dalla piramide demografica, che rispetto a quelle egiziane con base larga e solida e ancor’oggi perfettamente esistenti, ha una struttura portante del tutto fragile per l’evidente sproporzione di popolazione con età media e avanzata rispetto ai pochissimi giovani. Se è vero, com’è vero, che è un grosso problema, ci si deve chiedere quali possono essere le possibili soluzioni.

Lasciando da parte gli artisti del “fai da te” che ritengono di potersi costruire da soli le integrazioni necessarie alle carenze del sistema pensionistico pubblico, acquistando terreni o fabbricati o investendo con più o meno competenza in strumenti finanziari, la soluzione più adatta e che risponde più puntualmente ad una esigenza di vera liquidità continua costituita da una rendita vitalizia è disciplinata da un vecchio Decreto Legge, il 252 del 05 dicembre 2005, quello della Previdenza Complementare.

Se pertanto il vero interrogativo non è più se aderire o meno ad un fondo di previdenza integrativa, ma piuttosto a quale fondo, proprio tenuto conto della giungla di offerte, un ottimo e chiarissimo strumento di educazione previdenziale si può scaricare dal sito della Covip al seguente link www.covip.it/per-il-cittadino/educazione-previdenziale

Come precisa testualmente lo stesso Istituto di Vigilanza “Per compiere scelte previdenziali consapevoli e adeguate è necessario conoscere le caratteristiche delle forme pensionistiche. In particolare, è importante valutare i costi applicati, in quanto possono avere un impatto significativo sulla pensione che verrà erogata”.

Occorre infatti tenere presente che, a parità di condizioni, all’aumentare dei costi sostenuti minore sarà la prestazione pensionistica ricevuta al momento del pensionamento.

Per aiutarci nell’individuazione del miglior fondo, sempre la Covip ha pubblicato sul proprio sito un comparatore dei costi delle forme pensionistiche complementari che ha lo scopo di semplificare il confronto sull’onerosità delle diverse forme pensionistiche. La variabile più attenzionata nel confronto tra i vari fondi è l’indice sintetico dei costi (ISC) e per capire come può impattare sul rendimento è sufficiente un esempio che mette a confronto un fondo con un Isc al 2% con un altro all’1%; bene, il primo può ridurre un capitale accumulato in 35 anni di contribuzione di circa il 18%, determinando un differenziale da 100 a 82 mila euro. Il comparatore costituisce inoltre un utilissimo strumento anche per coloro che hanno già aderito ad una previdenza complementare, potendo trasferire facilmente il loro maturato ad una forma più conveniente.

Lo sportello previdenziale nel Castello di Axirè ha lo scopo di mettere a terra tutti i contenuti sopra esposti, partendo di logica dalla lettura dell’estratto conto contributivo, evidenziandone le carenze e solo poi, su richiesta di chi si è reso conto che la propria casa è in fiamme, valutare le migliori soluzioni.

Redazione