‘I SARTORI DE BELVEDERE DI CROVIANA’. Tra la val di Sole e Trento, un casato di nobiltà vescovile

Questo mese trattiamo di una famiglia solandra, in particolare di Croviana, vicino Malè, dove detenne per secoli e ancora possiede, una delle più belle e antiche residenze nobili di quel luogo: il ‘Belvedere’.

Tale termine fu utilizzato dalla famiglia anche come ‘predicato’, cioè un’aggiunta al cognome, come visto anche prima, in particolare al momento di ricevere il titolo di nobiltà.
La derivazione del cognome stesso è dal mestiere di sarto, molto diffuso e praticato in passato sul territorio trentino, se si leggono i vecchi documenti: infatti le famiglie ‘Sartori’ locali sono moltissime, ma di origine diversa e ne troviamo dalla val di Non, alla val di Cembra e a Pergine e da Calliano a Riva del Garda e Vallagarina. Le prime testimonianze dei ‘Sartori’ solandri sono invece nella pieve di Ossana e precisamente a Piano di Commezzadura, senza tuttavia potersi spingere più indietro della fine del ‘500. Per il periodo precedente vi è incertezza, in quanto, come detto, moltissimi erano definiti ‘sartor’ o ‘sutor’, in quei luoghi, anche se il cognome già formato sembra comparire:
1) A Comasine nel 1474, con un ‘Giovanni figlio del sarto Pietro’, definito poi ‘Sartori’ nel 1499 (‘archivio di castel Bragher’ e ‘archivio comunale di Peio’)
2) A Pellizzano nel 1454, con documento in cui un ‘Nicola fu Bozzio de Sartoribus di Denno’ riceve in locazione da Giorgio di castel Cles, dei terreni e beni in quel paese (‘archivio parrocchiale di Cles’), quindi sempre in alta val di Sole, ma certo non è detto che lo stesso sia venuto poi ad abitarvi.

Usciamo definitivamente dai dubbi verso la fine del XVI secolo, con il primo ‘Sartori’ sicuramente collocabile nella genealogia di quelli di Croviana: Jacobo, proveniente da Piano, che sposa Margherita De Rossi, di una famiglia notarile abbiente ed illustre, con residenza nobiliare proprio in quella frazione. Il figlio di questi, Donato, nome caratteristico in famiglia e che si ripeterà nelle generazioni successive, nasce entro i primi decenni del ‘600 e morirà nel 1712; viene appellato col titolo di ‘ser’, nel senso di possidente e facoltoso e sposa Anna Caterina Fiorini, di altra famiglia agiata di Malè. È lui ad iniziare le fortune dei discendenti, in quanto si trasferisce per un periodo a Trento, nella contrada di Santa Maria Maggiore, probabilmente come artigiano e commerciante e riesce così ad acquisire il feudo vescovile di ‘Belvedere’, nel proprio paese di origine: lo acquista letteralmente da Francesco Dusini, medico di Rovereto, il quale lo aveva a sua volta avuto da discendenti della famiglia Lodron. Ne segue un’investitura ufficiale nel 1681, da parte del Principe Vescovo Francesco Alberti Poja (quello che fece costruire l’omonima cappella in Duomo a Trento), ove si dice che il feudo passerà agli eredi maschi, anche delle linee laterali, dovesse estinguersi la principale e quindi concede anche di fregiarsi del titolo di nobili ‘de Belvedere’. Lo stemma non sappiamo se fu ulteriormente arricchito, rispetto ad uno precedente, ma sicuramente fu utilizzato spesso, come si vede dai sigilli dei notai Lorenzo Francesco Sartori (1770) e di Giovanni Sartori (1798).
Il figlio di Donato, Jacobo Antonio (1669-1729), risulta sposato con certa Lucia e il figlio di questi, Donato Ludovico (1705-1755) è definito figlio dell’eccellentissimo signore Jacobo Antonio: sposerà la nobile Teresa Giovanna Panvini ‘de Maleto’ ed è fratello del notaio Lorenzo Francesco citato sopra, nonché padre a sua volta di Donato Dionisio Antonio Simeone (1742-1813), che proseguirà con la discendenza, fino ai nostri giorni. Sia poi quest’ultimo, che il figlio Giovanni Donato Andrea (1769-1838), anche notaio, si uniranno con esponenti di altri casati nobili e notarili del capoluogo solandro, quali Marinelli e De Cominelli. Ma pure il figlio di quest’ultimo Giovanni, Carlo Giuseppe Donato (1811-1890) esercitò la professione notarile ed utilizzò il sigillo, con lo stemma di famiglia. Sposò Maddalena Taddei, di un altro casato nobile di Croviana ed ebbe numerosi figli. Il più anziano di questi, Giovanni Battista Antonio, nato nel 1851, lasciò la val di Sole per recarsi a Parigi nel 1878, forse in cerca di maggior fortuna e conosciamo di lui un lunghissimo componimento poetico in dialetto solandro, dedicato a questo lungo viaggio e dove, con nostalgia e struggimento, menziona i vari luoghi incontrati sulla via, dedicando ad ognuno una strofa della poesia. Si intitola ‘El viac a Parigi’ e particolarmente significativa è la prima parte, in cui si nominano diversi paesi delle due valli e, giunto fuori dal passo della Rocchetta recita:
‘Addio Solandri…addio Rabbiesi
Che d’lat e mosa se semper tesi …..
Addio ti pura, bela Croviana,
con tante vacchie…na sol campana’
La poesia divenne poi molto diffusa nelle valli: ricordo una zia di mia madre, Emma, come una nonna per me, che recitava sempre le strofe sopra, quando ci recavamo in gita la domenica in val di Sole e si passava per quei posti. Tra l’altro, ringrazio la sig.ra Giuliana Sartori, attuale membro della nobile famiglia, per la quale ho effettuato l’albero genealogico dei

Sartori ‘De Belvedere’ (realizzato dallo scrivente) e che mi ha fornito l’integrale del testo poetico e fatto da guida alla residenza del Belvedere. Questo é affascinante esempio di architettura d’altri tempi, appartenuta tra l’altro anche al famoso poeta Cristoforo Busetti: ha portali gotici e rinascimentali, bifore, affreschi interni e ad oggi andrebbe presa in considerazione per un serio restauro, magari destinandola a centro culturale e/o museo.
I tempi più recenti si chiudono infine con Attilio Riccardo, di fine ‘800, che ebbe molti figli e figlie, tra cui Domenico Cesare, che lavorò per molto tempo in Africa Italiana (Abissinia) assieme al fratello Paolo, padre della sig.ra Giuliana, nel settore del trasporto su camion. Erano gli anni tra 1930 e 1940 e, allo scoppio della guerra furono poi catturati dagli Inglesi, spediti in campo di prigionia e, liberati grazie alla Nunziatura Apostolica, poterono tornare a casa soltanto nel 1949.