Letizia Borghesi, sul podio alla Paris-Roubaix Femmes: “il sogno che diventa realtà”

Letizia Borghesi, sul podio alla Paris-Roubaix Femmes: “il sogno che diventa realtà”

Ilenia Lazzaro giornalista e commentatrice su EUROSPORT. Dopo un trascorso come atleta Elite nelle varie discipline ciclistiche, ora è la voce esperta che ci accompagna nelle gare di ciclismo femminile

“Tutto comincia con un sogno, credici!”. Le avevo scritto così quel sabato mattina, poco prima di mezzogiorno. Una frase semplice, forse banale per chi non sa cosa c’è dietro. Ma quattro ore dopo, con le lacrime agli occhi durante la telecronaca, mentre Letizia Borghesi combatteva sul pavé accanto alla campionessa del mondo Lotte Kopecky e a quella europea Lorena Wiebes, quella frase ha preso forma. Ha preso il volto fiero e sorridente di una ragazza trentina che ha sempre creduto nel ciclismo, anche quando sembrava impossibile.

Il secondo posto alla Paris-Roubaix Femmes 2025 non è solo un risultato straordinario, è la conferma che Letizia Borghesi ha dentro qualcosa di speciale. Inatteso per molti, sì. Ma non per chi la conosce davvero. Non per chi ha visto i suoi occhi determinati dopo ogni caduta, dopo ogni momento difficile, dopo ogni “quasi”. Perché Letizia non è mai stata una che si arrende.

Una carriera segnata dalla determinazione

Nata il 16 ottobre 1998 a Cles, Letizia ha iniziato a praticare il ciclismo all’età di 12 anni.

Per anni è stata mia compagna di team, insieme a tutta la sua famiglia, all’Arcobaleno Carraro di Paolo Garniga, che poi sarebbe diventato il Team Lapierre Trentino. La sua carriera ha preso il volo nel 2019, con una vittoria di tappa al Giro d’Italia, quando, con la maglia dell’Aromitalia Vaiano, il mondo del ciclismo ha cominciato ad accorgersi di lei. Non che prima fosse sconosciuta: il suo nome era già sulla bocca degli addetti ai lavori, soprattutto nel ciclocross, dove eccelleva. Tuttavia, se parliamo di ciclismo su strada, era ancora poco nota al grande pubblico, che all’epoca non seguiva con grande attenzione tutto ciò che andava oltre il “ciclismo strada”.

Il suo passaggio alla EF le ha permesso di crescere passo dopo passo, senza mai dimenticare il suo primo amore. Anche quest’inverno, infatti, si è cimentata nel ciclocross, ottenendo il 7° posto nella notturna di Diegem, una delle gare internazionali più suggestive e mediaticamente rilevanti, a cui partecipano ogni anno circa 30.000 spettatori, tutti pronti a comprare il biglietto per vederla dal vivo.

Nel 2025, dopo aver ottenuto il sesto posto al Giro delle Fiandre, ha ottenuto il secondo posto alla Paris-Roubaix Femmes, consolidando la sua posizione tra le migliori cicliste del panorama internazionale. La sua carriera non è stata priva di ostacoli. Qualche anno fa, Letizia ha affrontato un grave problema agli occhi che ha rischiato di compromettere la sua carriera. Nonostante la difficoltà, la sua determinazione e il supporto della famiglia le hanno permesso di superare questo momento critico e tornare più forte di prima.

La famiglia: il cuore pulsante del suo successo

La famiglia Borghesi è un vero e proprio clan sportivo. Mamma Lara Torresani, atleta poliedrica, continua a vincere gare podistiche e competizioni di ciclocross nella categoria Master. Papà Giuseppe, ex ciclista dilettante, ha vinto numerose gare. La sorella minore Giada, anch’essa ciclista professionista, ha conquistato il titolo di campionessa italiana gravel per due volte.

In occasione dei Campionati Italiani di ciclocross 2024, la famiglia Borghesi ha ottenuto un risultato storico: Lara, Letizia e Giada hanno conquistato tutte e tre il secondo posto nelle rispettive categorie, un’impresa senza precedenti nel ciclismo italiano.

La corsa dell’anima

Alla Paris Roubaix Femmes avec Zwift la diretta parte prima del primo settore di pavè, indicativamente dopo un’ora dalla partenza. All’inizio della telecronaca sembrava che Letizia fosse già fuori dai giochi. Una foratura dopo i primi settori– che nel ciclismo femminile fanno già una grande selezione – l’allontanava dal gruppo di testa. Seguire una gara così è sempre difficile, le telecamere stanno sulle prime e quello che succede dietro, è sempre un mistero. Fatto sta che, quando ai meno 30 km abbiamo cominciato – grazie ad una visuale più chiara- a fare la lista delle atlete rimaste, Letizia era lì. Non ce l’hanno mai fatta vedere in prima persona, ma era lì. Nel gruppo di testa, ai meno 20 km da una delle gare più belle ed importanti del panorama mondiale.

In quel momento, ho iniziato a sperare che, finalmente, fosse quella giornata lì. Quella in cui, nonostante tutto, il risultato sarebbe arrivato. Troppe volte, infatti, Letizia era arrivata “lì”, a un passo dal podio, solo per essere esclusa da un imprevisto. Una caduta, un problema meccanico, un attimo perso avevano sempre messo fine ai suoi sogni. Ma stavolta, sembrava diverso.

Sulla carta, la regina del pavé aveva nomi più blasonati da battere: squadre fortissime, campionesse del mondo, fuoriclasse delle classiche. Ma Letizia ha corso con il cuore, con la stessa determinazione che l’ha sempre contraddistinta. Ha attaccato, ha resistito e ha spinto oltre i propri limiti. L’abbiamo vista entrare nel velodromo di Roubaix da sola, a sorpresa, perché la regia francese – concentrata sull’assolo di Ferrant-Prèvot che ha riportato la vittoria in Francia- aveva letteralmente scordato quello che stava accadendo dietro. Un urlo strozzato in gola, ripetuto ciclicamente più volte: Letizia Borghesi, Letizia Borghesi, Letizia Borghesi! Con il tono che si alzava sempre di più, conscia che quella ragazzina che ho visto letteralmente crescere, stava salendo sul podio della mia gara del cuore, quella che avrei sempre voluto correre, ma che ai nostri tempi non c’era.

Sono poi susseguite lacrime, non per il podio, non per i riflettori, ma per lei stessa. Per tutto quello che ha messo in gioco in questi anni, per tutte le battaglie che ha combattuto e per ogni sogno che finalmente sembrava possibile. Non era più solo una corsa. Era il coronamento di un percorso fatto di sudore, sacrifici, e sì, anche tante cadute. Ma sempre seguite da risalite.

La forza del lavoro invisibile

Il ciclismo è uno sport crudele, dove spesso il lavoro invisibile non viene premiato. Ma ogni tanto l’universo decide di restituire tutto in un colpo solo. E sabato, al Velodromo di Roubaix, è successo. Letizia è entrata in quel tempio sacro del ciclismo da protagonista. Ha chiuso al secondo posto, sì, ma ha vinto nel cuore di chi la segue da anni.

In un mondo che va di fretta, lei ci ha ricordato che la tenacia, la pazienza, e il duro lavoro possono ancora fare la differenza. Che c’è spazio per i sogni, anche quelli che sembrano troppo grandi.

Un messaggio per tutti

Letizia Borghesi non ha solo firmato una delle più belle pagine del ciclismo femminile italiano. Ha lanciato un messaggio potente: credici davvero, anche quando nessuno lo fa. Perché tutto comincia con un sogno. E, ogni tanto, i sogni si avverano. Il secondo posto alla Paris-Roubaix Femmes segna un punto di svolta nella sua carriera. Con la sua determinazione e il supporto della sua famiglia, è pronta ad affrontare nuove sfide e a puntare sempre più in alto.

Il ciclismo italiano ha trovato una nuova stella, e il futuro di Letizia è tutto da scrivere.

Redazione