WALTER FRANCESCHINI “un baritono d’eccellenza in un angolo di Trentino”

WALTER FRANCESCHINI “un baritono d’eccellenza in un angolo di Trentino”

A Mezzolombardo non è certo un qualcosa di così usuale poter incontrare, e addirittura ospitare, artisti e personalità d’una certa levatura. Eppure, quando abbiamo suonato il campanello della sua attuale residenza, nel cuore dell’abitato rotaliano, ad aprirci con un immancabile e radioso sorriso c’era Walter Franceschini. Baritono molto conosciuto nell’ambiente del bel canto e dal curriculum di tutto rispetto.

Nato a Trento, ha studiato a Bolzano e vinto concorsi lirici di prestigio: “Val di Sole” 2004 presieduto dal maestro Bruno Dal Monte, “G.B.Velluti” a Dolo (Venezia) 2007, presieduto da Magda Olivero, e al Festival “Assemblee Teatrali” a Balasicha (Russia).

Ha registrato per la “Live Recording” la prima esecuzione assoluta del “Requiem for the President”, scritto da Antonio Busellato in memoria di John Fitzgerald Kennedy. Ha inciso arie di Tosti e Bellini a Radio Vaticana, accompagnato al pianoforte dal maestro G. Velluti e registrato per le Post Finance 2011 (Chieti) “Carmina Burana”.

Ha cantato nella prima esecuzione dell’Opera “Aneta” in lingua Ladina, composta da Claudio Vadagnini ed ha partecipato al “Festival d’Opera” di Avenches, al “Festival Verdi” di Busseto e per la Fondazione Arena di Verona, Maggio Musicale Fiorentino, in molti teatri Italiani ed esteri.

Nel 2011 a Ginevra (Svizzera) è stato anche nominato “cavaliere al merito di casa Savoia”. Guardando all’estate, la proposta è di una serie concerti in valle assieme l’Associazione musicale Aurona, diretta dal maestro Vadagnini con la moglie, non che soprano, Victoria Burneo Sanchez. Con loro ci sono il coro lirico Giuseppe Verdi ed Estro lirica di Trento.

Andiamo però con ordine, quando ha capito che la musica era una vocazione?

«Rispondere a questa domanda mi è impossibile, non saprei cosa raccontare. Ricordo però molto bene il debutto a San Giovanni in Persiceto nel 2004, nell’opera “La Traviata” nel ruolo di Giorgio Ghermont. Un’opera che avevo preparato con Luciano Pavarotti.»

Come ha conosciuto Luciano Pavarotti?

«Assieme al mio maestro Vito Maria Brunetti. Era il 2004 e lui era in un hotel a Merano a fare delle cure dimagranti ed era disposto a dare delle lezioni pomeridiane. Si rimaneva lì con lui e si studiava.»

Com’è stata l’esperienza di studiare con un maestro di quel livello?

«Mi ha arricchito molto! Era una persona molto solare, dava consigli diretti e soprattutto era di grande generosità: non ha mai chiesto un centesimo a noi studenti. Diceva sempre “sono stato giovane anch’io, so cosa vuol dire fare sacrifici per studiare canto” e ci accoglieva a braccia aperte.»

Che ricordi custodisce?

«Le barzellette che raccontava, i sorrisi, tutto l’insieme del clima studentesco che si creava. Nonostante lui fosse Pavarotti era uno studente, diventava parte di noi, e questa è una cosa meravigliosa. A Merano eravamo in due, ma a Modena ne aveva altri chiaramente.»

Qualche altro incontro di spessore? «Cantati d’opera che hanno cantato negli anni 50-60 conosciuti già ultraottantenni, sono più di uno. Penso a Giangiacomo Guelfi, anche con lui avevo fatto una masterclass. Ma un ricordo bellissimo lo ho con Katia Ricciarelli. Sono stato tra i vincitori del concorso “Città di Merano” nel 2007, dov’era la presidente del concorso. Sono stati giorni davvero belli con una persona veramente meravigliosa, alla mano e che mi ha lasciato dei preziosissimi consigli.»

Come mai oltre i grandi teatri ha scelto anche le piccole piazze?

«Ho sempre detto che la musica va fatta ovunque. Se ci sono persone che non possono raggiungere i grandi teatri è giusto che siamo noi cantanti, dal mio punto di vista, a raggiungere i piccoli paesi.»

Quali le emozioni del prima, durante e dopo un concerto?

«Sei di fronte a un pubblico e sai che devi dare delle emozioni, delle vibrazioni. Di ritorno, quello che dai il pubblico lo sente e lo ricevi. Per cui è lo scambio di un’energia meravigliosa.»

Cosa suggerisce a un o una giovane che imbocca questa strada?

«Di studiare molto e di non arrendersi mai. All’inizio i fallimenti ci possono essere ed è la cosa più normale. Serve però prefissarsi un punto e andare avanti con studio e con costanza, che qualcosa si raccoglie sempre.»

Qual è l’offerta del mondo della lirica? «Ci sono tantissimi concorsi da fare. Con il consiglio del proprio maestro ci si iscrive e qualcosa può nascere, a prescindere dal se si vince o no.»

Quali le sue ambizioni?

«Non ho un’ambizione o una meta prefissata: seguo la mia voce! Ho avuto tantissimo e sto facendo tantissimo e di questo ne sono grato.»

Daniele Bebber