Luca Valente

Luca Valente

La magia delle opere in ferro

Uno, nessuno, centomila!

La metafora su cui PIRANDELLO scrive il suo romanzo, potrebbe essere applicata al nostro artista. Il romanzo infatti descrive le vicende di un uomo che si accorge di avere determinate caratteristiche, solo perché altri,  glie le fanno notare, e che non aveva mai considerato in anni di vita, così il nostro Luca,  vede in qualsiasi oggetto di ferro con una specifica funzione tecnica (dal copri disco di una frizione a  un cucchiaio da cucina, alla catena di una bici, ad un cuscinetto… e potremo continuare e continuare e continuare…) una immagine che lo inserisce in un contesto completamente al di fuori dello scopo per cui è stato realizzato.  Ecco che quel pezzo di ferro che “pensava” di essere una cosa, all’improvviso, nelle mani del creativo, diventa un’altra cosa. Completamente diversa e divertente.  Un po’ come quando si guardava il cielo da bambini e ci si divertiva ad attribuire alle nuvole di varia forma, soggetti che la fantasia ci ispirava in quel momento. Per inciso, al giorno d’oggi, forse varrebbe la pena di spendere più tempo a guardarlo questo cielo che è sempre lì, sempre diverso ogni giorno sempre più bello pur essendo uguale.  è questa caratteristica che rende uniche e curiose le opere di Luca Valente.

Di lavoro operaio presso una nota ditta di Cles ma per passione artista delle opere in ferro. Sarebbe più giusto dire opere fatte, di oggetti di ferro. Di quello che dai più, è considerato e visto come rugginosa ferraglia, per lui invece acquista nuova vita e diventa opera d’arte.  E che opere!

Nato il 6 luglio 1974 da padre abruzzese e mamma nonèsa, all’età di venti anni ha iniziato a lavorare il ferro. Aiutato dal suocero che gli ha insegnato a saldare, ha cominciato, realizzando accessori per la propria motocicletta, altra passione che nutre; più avanti nel tempo, ha iniziato a   vedere e sentire la necessità di ridare vita ad oggetti (solo in materiale ferroso) destinati allo smaltimento, realizzando delle opere che rappresentavano varie figure, a seconda della ispirazione del momento. Così, una serie di cucchiai diventavano gli elementi di composizione di un modello di moto; oppure un paio di coltelli da pasto incrociati, erano le ali di una libellula, il cui corpo era rappresentato da una vite particolare; una ruota dentata diventava un sole; la molla di un ammortizzatore era il corpo di un gatto, ecc…

Le prime, racconta lo stesso artista, erano tutte realizzazioni che dovevano essere fatte in massimo mezz’ora di tempo, altrimenti la visione scompariva. Poi, con il tempo, le realizzazioni sono diventate più lunghe e complesse, ma sempre frutto di una ispirazione che l’oggetto visto, suscitava in maniera immediata. è difficile illustrare a parole, quanto originali sono le opere di Luca, ma quello che affascina e per certi versi, consola direi, è capire, che le cose così come ognuno di noi le vede, possono essere viste in maniera diversa da altri. La visione complessiva dell’opera, ti dà un’immagine che se scomposta nei vari pezzi che la formano, ti sorprende inevitabilmente. Questo è quello che lascia meravigliati; e che questa diversità è piacevole ed elegante pure. Quanto è grande la tentazione di trasferire questo concetto trasversalmente a tutte le situazioni dove noi, egocentrici e pieni di convinzioni, non riusciamo a vedere e considerare altri punti di vista, le idee diverse dalle nostre o le culture diverse dalle nostre… Quanto superficiale è a volte la visione che abbiamo noi delle cose o delle situazioni che ci circondano. Ecco quindi una buona occasione per riflettere su quanto non sia affatto scontato che quello che vediamo noi può essere visto da altri o viceversa. Ma torniamo alle opere in ferro. 

Il nostro artista ha partecipato a diverse iniziative in ambito artistico, dai vari mercatini, dove è apprezzato e ricercato, alla partecipazione alla manifestazione biennale “ARTE FABBRILE” a STIA – Arezzo.

In quelle occasioni, è tutta la famiglia che si mobilita per portare sulle varie piazze, le “opere ferrose”; ed è lì che la moglie Claudia e la figlia Asia, affiancano il nostro costruttore artistico.  Non sono semplici costruzioni originali e curiose, sono creazioni che contengono l’animo estroverso e originale del marito e papà. 

E’ molto conosciuto anche sui social, dove, grazie all’aiuto di un amico è presente sia su instagram che su facebook.

Certo, così di prima impressione, a vederlo stile timido, sobrio e pulito, non diresti che lavora il ferro, un materiale che, secondo la visione comune, è difficile da trattare, sporco pure, pesante, poco pregiato ma, evidentemente, trattato dalle mani di un artista, che ha per caratteristica sua, una visione diversa delle cose, riesce a diventare elegante, leggero, divertente e, perché no, nobile.  Un altro tema che attraversa le opere di Luca, è il riciclo e il reimpiego o riuso.

Qualsiasi oggetto, nelle sue mani, passa dal destino dello smaltimento (che pur sempre noi diligentemente ricicliamo nei nostri c.r.m.) alla acquisizione di una nuova identità; diversa da quella per cui era nato. è come se potesse finalmente smarcarsi da una predestinazione già stabilita alla sua nascita. Così, senza dover per forza “morire”, un umile pezzo di ferro arrugginito e consumato dal tempo, prosegue a nuova vita completando opere che faranno bella foggia di sé in posti dove saranno apprezzate, guardate e accarezzate magari; in attesa di una nuova mente geniale che dia loro altri infiniti anni di vita.

Maurizio Paternoster