FRANCESCO, IL PAPA DEL CUORE E DEL CREATO

Nel comune dolore per la perdita della voce profetica di papa Francesco, è fecondo, ora, rileggere insieme il suo capolavoro ecologico, la enciclica Laudato Si, emessa nel 2015, tra lo stupore di tutto il mondo. Non ci si aspettava, infatti, un documento così ben articolato, che descrivesse, in termini etici, l’urgenza di aver cura del creato, proprio perché esso è la casa comune di ogni persona. Se il creato sarà rispettato, ogni vallata diventerà un giardino e non un deserto, a cominciare dalla nostra Val di NON. Per questo è immensamente fecondo, oggi, rileggere quel documento; e lo facciamo con una serie di punti, dal sapore un po’ scolastico, ma utilissimo. Anzi, le parole di papa Francesco ora sono ancora più profetiche ed incisive,
1. L’APPELLO: IL CREATO È UN DONO, NON UN POSSESSO
La terra protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in essa. Questo accade quando l’uomo non riconosce il creato come un dono da custodire, ma ne abusa come un giocattolo, come un capriccio, senza cura. Il Papa sviscera questo problema e lo denuncia con forza, perché secondo lui nei confronti della terra “siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla”. Il dominio sulle cose provoca ferite. Questo dramma si manifesta nei sintomi di malattia, di inquinamento, di deterioramento che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Il peggiore peccato è “dimenticare che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7) e che il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora”. La distruzione dell’ambiente umano è causata, infatti, dal fatto che pensiamo che la libertà umana non abbia limiti. Dio ha affidato il mondo all’essere umano, come un tesoro che deve essere protetto da tutte le forme di degrado. E sono sempre tante e ripetute.
2. IL RAPPORTO DIO-UOMO-CREATO
L’agire di Dio è da sempre in vista della felicità delle sue creature. Tutto ciò che Egli ha creato è dispensato gratuitamente perché l’uomo, in particolare, possa realizzare sé stesso nella creazione. Quando l’uomo spezza questo rapporto d’amore con Di e con le cose create, egli compromette tragicamente l’integrità della terra. Risulta chiaro che ogni crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi ed è un peccato contro Dio stesso, che ha posto la Sua legge nel nostro animo, scrivendola sul nostro cuore (cfr Ger 31,33).
Ecco allora la ricetta concreta, che papa Bergoglio ci presenta. Per recuperare e ravvivare in noi questa legge di cura, occorre passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che ci insegna un modo di amare autentico, libero, capace di passare gradualmente “da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo perché dono di Dio”. è liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza, dallo spreco. Proprio da QUESTA LIBERAZIONE INTERIORE SARà POSSIBILE AVERE IL RISPETTO DEL “GIARDINO”.
3. IL LIBRO DELLA NATURA È UNO E INDIVISIBILE
L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità ed è responsabilità di tutti. Dio ha creato il mondo per tutti: “Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode”. Tutto è in relazione, unito da legami invisibili. Il mondo è così una rete di relazioni. L’apertura allo stupore e alla meraviglia, ci fanno apprendere e parlare il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo. Allora i nostri atteggiamenti non saranno più quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore, ma quelli di chi rispetta, di chi coltiva, di chi valorizza. Solo così sentiremo che: “Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti, come fratelli e sorelle, in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra”. Poiché tutto è connesso, ogni creatura è oggetto della tenerezza del Padre. Allora, ogni vallata sarà realmente carica di bellezza creaturale, verginale. Ed insieme, ognuno sarà spinto a renderla ancora più bella e feconda,
4. L’INSEGNAMENTO DELLA LAUDATO SI
La sfida urgente che cogliamo nella Laudato sii e poi nella enciclica “Fratelli tutti” è di proteggere la nostra casa comune da ogni devastazione. Comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Perciò nell’enciclica troviamo declinata la proposta di far coincidere un’ecologia ambientale, economica e sociale con un’ecologia culturale, per la vita quotidiana, alla luce del principio del bene comune e di quello della giustizia tra le generazioni. “Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”. L’invito è perciò quello esigente di cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; di orientare la tecno scienza al miglioramento della qualità della vita; di tutelare il valore proprio di ogni creatura; di fecondare il senso umano dell’ecologia; di creare dibattiti sinceri e onesti; di vincere l’indifferenza, la rassegnazione comoda, la fiducia cieca nelle soluzioni tecniche, che ci porta ad un’economia senza volto. Perciò, per fondare un’etica adeguatamente solida, dentro una cultura e una spiritualità adeguata, occorre che realmente poniamo il sapere in un contesto ampio e creativo, dalle vaste prospettive, acutamente lungimiranti, per essere a servizio della dignità di ogni creatura.
5. PERCHÉ QUESTA TERRA HA BISOGNO DI NOI?
Vivere il mondo come sacramento di comunione significa che riconosciamo che: “Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora”. Il papa, con acutezza profetica, entra poi in una dimensione dalle ampiezze politiche. Vede infatti che esiste un’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta. Coincidono, di fatto, in molteplici relazioni.
Se il creato è rispettato, anche i poveri saranno difesi. La società può cambiare, a partire dai modi di intendere l’economia, il mercato, il progresso, ponendo fine alla distruzione della biodiversità, cancellando così tutti gli egoismi che stanno ostacolando questa tutela dell’armonia cosmica, per contrastare il consumismo estremo.
Le motivazioni alte per prenderci cura della natura e dei più fragili ci portano ad abbracciare l’universo, ad intendere il linguaggio dell’amore di Dio, ad intravedere nel racconto della creazione che tutto è carezza di Dio. “La creazione appartiene all’ordine dell’amore” e ciascuno ne è responsabile, perché tutto è affidato alle nostre cure, e alla nostra libertà. La terra è essenzialmente un’eredità comune che ha bisogno della nostra compassione e della preoccupazione per tutti gli esseri viventi.
Guardando, ora, anche la nostra terra Trentina, sentiamo che una strada, ben consolidata da generazioni, per attuare questa cura del creato e questa nuova impostazione dell’economia è proprio quella di custodire la valenza personale e sociale del mondo della cooperazione, specie nel settore della commercializzazione dei prodotti.
Concludo con una infinita gratitudine per Papa Francesco, per quello che ci ha insegnato perché la terra divenga veramente un giardino.
Ma non possiamo dimenticare i suoi appelli severi, davanti alle nostre responsabilità, che riassumiamo in un elenco di peccati contro la creazione. Eccoli, tratti dalla Laudato Si.
I PECCATI CONTRO LA CREAZIONE, PRESENTI NELLA LAUDATO SI
1. Dimenticare che siamo terra (n.2);
2. Abusare dei beni che Dio ci dona come dominatori, consumatori e sfruttatori (n. 11);
3. Fare un uso irresponsabile delle risorse (n.2,6);
4. La rassegnazione comoda che sfocia nell’indifferenza (n.14);
5. Praticare la cultura dello scarto (n.22,123,92);
6. Impedire l’accesso all’acqua potabile sicura (n.28,30);
7. La perdita della biodiversità che si traduce in violenza sull’ecosistema
8. Il consumismo ossessivo che genera inequità (n.50,109,118);
9. L’inquinamento che trasforma la terra sempre più in un immenso deposito di immondizia e ne compromette l’integrità (n.8,21,24,29);
10. Il deterioramento della qualità della vita umana che porta alla degradazione sociale (n.43-47).

Non ci resta che meditare, seriamente, su questi punti, per poter godere della terra Trentina, come un giardino, dalle porte aperte a tutti, specie ai poveri e agli immigrati, memori che un tempo, anche noi siamo partiti per terre straniere, in cerca di benessere e sviluppo, grati sempre per quelli che ci hanno compresi ed aiutati.
di Giancarlo Bregantini, Arcivescovo Emerito di Campobasso