LE FAMIGLIE DALLA TORRE E ARNOLDI DI BRESIMO Ultime propaggini di un antichissimo casato anaune

Lo stemma Altaguardia e Dalla Torre-Arnoldi di Bresimo, estrapolato da un albero genealogico Thun, con forme geometriche, anziché il drago, ma gli stessi colori di quello dei De Livo.
Le famiglie Dalla Torre e Arnoldi di Bresimo, pur con omonimi di diversa origine in entrambe le valli del Noce, sono fra gli ultimi discendenti di una stirpe antichissima e molto potente fin dal Medioevo: i signori di Livo, casata ben radicata nel Mezzalone, zona compresa tra le due valli, ma forse di origine germanica. Il più antico membro documentato di essa fu un certo ‘Perilio’ De Livo, testimone in un documento del 1144. Poi, un Adelpreto ‘Valla’ (storpiatura per ‘Guglielmo’), menzionato dal 1155 al 1168, forse figlio o fratello di Perilio e proprio dai figli di costui iniziarono le fortune della famiglia: Adelpreto, omonimo del padre, fu canonico del Duomo di Trento sul finire del XII secolo, mentre un altro figlio Arnoldo si fece notare come fedele servitore imperiale, contribuendo nel 1190 alla formazione del corteo, che l’anno seguente accompagnò l’ imperatore Enrico VI di Hohenstaufen a Roma, per l’incoronazione e nel 1193 come procuratore dello stesso Enrico VI, per la riconsegna del castello di Garda ai veronesi.
Nel 1183 era stato investito, coi fratelli Rodegerio e Anselmo, del castello della ‘corona De Mezo’ (attuale San Gottardo), originando così i signori omonimi, poi estinti nei conti Firmian e forse anche la famiglia ‘Demetz’ altoatesina. Da Rodegerio, invece, tramite un figlio sempre di nome Arnoldo, si originarono tanto gli antichi signori di Mezzolombardo, quanto i rami dei castelli minori di Zoccolo e di Altaguardia, nel territorio di Livo.
Proprio da Nicolò, uno degli ultimi signori di Altaguardia, che sposò Felicita (o ‘Feltrina’), figlia di Ebellio De Cles, derivarono poi le famiglie Dalla Torre e Arnoldi di quei paesi. Molti autori di storia locale fino ad oggi hanno ignorato tale discendenza, poiché, dopo la perdita del castello avito, ceduto ufficialmente ai Thun nel 1407, i membri della famiglia dovettero cambiare cognome. Arnoldo, dapprima tutelato dal nonno e poi dallo zio Mazelino, causa la perdita dei genitori in giovane età, si appella ancora ‘de Altaguardia’ nel 1391 e 1403 e risulta come notaio, ricevendo anche in eredità dal nonno materno Ebellio De Cles i suoi libri giuridici. I suoi discendenti, invece, assumono inizialmente il particolare cognome ‘Fol’ o ‘Fel’ (derivato dalla troncatura del nome della madre ‘Feltrina’): nel 1416 un ‘Bernardo fu Arnoldo ‘Fol’ notaio di Bresimo’. Nel 1424 invece un altro figlio è ‘ser Leonardo fu Arnoldo notaio di Bresimo’, appellato nuovamente come ‘Fel’ nel 1439. A tali discendenti sarebbe toccata come eredità ‘residua’ degli antichi signori una residenza nobiliare fortificata, nella frazione di Fontana di Bresimo, sempre abitata poi dai Dalla Torre e detta ‘castel Beliarde’, dal nome di una certa Beliarde, che la possedeva attorno al 1200.
Competevano ad essa moltissimi possedimenti, soprattutto in val di Bresimo, nella sua parte alta, verso le malghe, compresa la fonte di acqua termale, ove oggi sorge un bellissimo e ristrutturato hotel di cure termali. Alle soglie del ‘500 compare finalmente il nuovo cognome ‘Dalla Torre’, tratto proprio dalla residenza di famiglia appunto, citata espressamente in un documento del 1562 come ‘La tor illorum A Turri’ (cioè proprio ‘la torre di quelli Dalla Torre’). Di fatti, un altro ser Leonardo ‘Fol’, sindaco della chiesa di Baselga nel 1500, ottiene un’indulgenza papale, per la chiesa di Baselga e viene nominato due anni dopo come ‘Dalla Torre’, sempre con lo stesso ruolo.
La famiglia compare all’interno dei cataloghi dei ‘nobili gentili’ delle valli del Noce (1529 – 1636 e 1760), ovvero quelli creati dal Principe Vescovo. Nel 1636, inoltre, molti di loro sono indicati con ulteriore doppio cognome ‘Arnoldi Dalla Tor’, con l’aggiunta del patronimico ‘Arnoldi’ (discendenti di Arnoldo) al cognome originale. Questo perché dopo circa 200 anni, nel 1573 circa, questo nome, tipico della casata, ricompariva e venne così aggiunto dai suoi discendenti; durante il ‘400 e ‘500 predominarono invece i nomi di ‘Gasparo’, ‘Pietro’ e ‘Leonardo’, con personaggi che furono procuratori dei Thun per la val di Bresimo e sindaci della splendida chiesa di Baselga: un Pietro ad esempio, figlio del Leonardo visto in precedenza fu sindaco nel 1539, allorché si realizzò nella chiesa lo splendido ciclo di affreschi, ispirati alla ‘Kleine Passion’ di Dürer. La famiglia fu sempre possidente e stimata, come racconta il testo del 1913 di don G.B. Depeder sulla storia di Bresimo, il quale ebbe l’unica pecca di attribuire ai Dalla Torre di Bresimo origine e stemma della famiglia ‘Della Torre’, già signori di Milano, mentre il vero stemma assegnabile a Dalla Torre e Arnoldi è proprio quello degli Altaguardia. Purtroppo l’antichissima residenza di ‘Beliarde’ (che datava probabilmente al 990!) subì rimaneggiamenti col tempo, fu ridimensionata nel ‘800 e la torre abbassata, mentre uno spaventoso incendio del 1956 finì di farla crollare, lasciandoci oggi solo pochi ruderi nella parte più alta del paese e distruggendo anche parecchi documenti.

Da menzionare poi anche un podestà del paese di fine ‘800, Pietro Arnoldi, col soprannome ‘Manai’, che fu in stretto contatto col conte Matteo II Thun e del quale esiste un bel ritratto. Il ramo principale della famiglia, invece, si spostò a fine ‘700 nella pieve di Ton, con Giovanni Battista, detto ‘l’arbitro’, in quanto, come esperto agrimensore, fece la sentenza per la spartizione del monte Coverlat, tra i comuni di Vigo e Toss, allora separati.

I discendenti si chiamarono ‘Zenari’, in quanto abitanti allora al maso Gennara. Il nipote Leonardo abitò invece in paese a Vigo e i discendenti detti ‘Fattori’, in quanto amministratori dei beni Thun-Filippini. Tra questi Dalla Torre figurano artigiani, musicisti, una maestra e poetessa Modesta e Eugenio (1860-1941), nonno di mia madre Carmen, cui dedico queste righe, che studiò alla scuola tecnica di Hall, fu intagliatore e artigiano del legno e per primo si interessò alla storia di famiglia, trasmettendomi così l’amore per l’araldica e la ricerca storica.
