San Romedio: viaggio a Thaur “alle radici del nostro santo”    

San Romedio: viaggio a Thaur “alle radici del nostro santo”    

Alle origini di San RomedioSan Romedio ed il suo culto sono indissolubilmente legati alla Valle di Non e al Trentino e tutti o quasi sanno che veniva dal Nord (Thaur, in Tirolo). Sono pochi però coloro che conoscono davvero la sua terra d’origine e che l’hanno visitata. Noi de “il Melo” lo facciamo in queste pagine grazie al prof Marco Slongo, già insegnante di tedesco a Cles per vent’anni. Guida turistico ai Beni ecclesiastici nella squadra di Anastasia val di Non, il prof Slongo a Thaur ci è andato varie volte e ora accompagna i nostri lettori in questo viaggio virtuale alle origini di San Romedio. Un percorso che, anche nell’ottica del progetto di candidare il ‘nostro’ santuario a PATRIMONIO dell’UMANITà Unesco, conferma il radicamento e ribadisce la popolarità che il Santo protettore della valle di Non ha tutt’ora nel mondo d’Oltrebrennero. Buona lettura.  (Giacomo Eccher)


Conoscere San Romedio: viaggio a Thaur, in Tirolo

Andare a Thaur è in fondo fare il viaggio di ritorno a casa che San Romedio non fece mai da vivo. Per questo quando arrivo al Brennero e scendo per la vecchia ed in parte ripida Brennerstrasse che porta ad Innsbruck, è più emozionante l’avvicinamento agli ultimi chilometri prima di arrivare a quella curva oltre la quale la città si mostra d’un tratto tutta intera. Si vede già la zona di Hall, verso est e Thaur, ai piedi della Nordkette.

Perché andare al paese di San Romedio? Sappiamo così tanto del nostro Santuario che è meta ogni anno di innumerevoli pellegrini provenienti da mezzo mondo e che per noi è parte della vita della valle da secoli, ma cosa c’è da vedere al suo paese natale, come è conosciuto e venerato lì e cosa trova il pellegrino e turista?

Queste domande mi hanno spinto a fare una visita a Thaur. Non sono uno storico e quel che so su San Romedio l’ho letto nei testi scritti di chi ha fatto studi approfonditi sulla sua figura, ma come guida ai Beni Culturali Ecclesiastici e socio di ANASTASIA Val di Non, mi interessava dare un’occhiata alle rovine del castello che dominano il paese e successivamente visitare le sue chiese e le sue vie. Ed è da lassù infatti che è bene cominciare la visita, poiché proprio nella chiesetta che si trova a pochi passi dalle rovine del castello e che si vede già da lontano venendo da Innsbruck, sono conservate due reliquie interessanti.

La Schloßkirche, la chiesa del castello, chiamata dai fedeli Peterskirche o anche Remedikirchlein, la chiesetta di Romedio dedicata ai SS. Pietro e Paolo (con reliquia di S.Romedio Thaur), risale alla seconda metà del ‘600 e la sua costruzione è avvenuta soprattutto grazie alla volontà di un trentino, Ippolito Guarinoni (o Quarinoni)  medico, costruttore di chiese e scrittore, precursore della lotta per la salute pubblica. Prima di entrare noto un’edicolacon l’immagine di S. Romedio e una targhetta sotto che invita a pregare S. Romedio perché interceda per le vocazioni. Sull’altare maggiore della chiesa in una teca è conservato un teschio e sotto di questa vi è un altro reliquiario contenente una costola ed una vertebra.

Ora il teschio di S. Romedio noi sappiamo che è in Val di Non nella Cappella superiore del Santuario e allora questo di chi è? Per saperne di più bisogna andare indietro nel tempo fino all’imperatore Enrico IV, quello di Canossa, della cui conversione non si fu allora pienamente convinti, tanto che gli si dette invece del teschio di S. Romedio, che lui aveva desiderato, quello di uno dei suoi due compagni Abramo o Davide e che lui donò a St.Georgenberg, non lontano da Thaur, nel 1097.  La reliquia passò successivamente a Schwaz, sempre nella Valle dell’Inn, poi nell’abbazia di Fiecht e finalmente nella parrocchiale di Thaur per interessamento dell’allora Parroco Joseph Peer. Da lì nella primavera del 1851 fu traslata con grande solennità ed il concorso di 6000 fedeli nella chiesetta dei SS. Pietro e Paolo dove si può vedere oggi.

Per avere però la certezza di conservare a Thaur delle autentiche reliquie di S. Romedio, nel 1951 la comunità le chiese all’allora Arcivescovo di Trento Mons. Carlo De Ferrari, in occasione del 900mo anniversario della morte di S. Romedio ed il primo centenario del trasporto alla chiesetta del castello del presunto capo del Santo. Ottenuto il permesso, il 5 giugno di quell’anno, alla presenza di delegati della Diocesi di Trento, di Innsbruck e dell’Abbazia di Novacella, nonché del Decano di Taio e del Parroco di Thaur, furono prelevate nel Santuario in Val di Non dall’urna contenente le reliquie di San Romedio una costola ed una vertebra.

A Thaur vi furono grandi feste dal 28 giugno, giorno in cui arrivarono le reliquie, fino al 4 luglio quando si chiusero le celebrazioni con un solenne pontificale presieduto dall’Abate di Novacella con il rinnovo delle Promesse Battesimali.  La volta, affrescata nel 1779 da Franz e Joseph Giner, mostra la consegna delle chiavi a  S. Pietro, mentre sopra all’altare un altro affresco mostra S. Romedio in visita a Roma.  In un altro si vede S. Romedio in visita a S. Vigilio insieme ai suoi compagni e all’orso. Gli altari laterali sono dedicati S. Wiltrude e a San Wolfhold. Nel campanile a cipolla vi sono tre campane, una delle quali del 1606, che si suonano ancora a mano. Nel periodo natalizio davanti all’altare viene sistemato un pregevole Presepio nel quale vengono poste figure riccamente abbigliate risalenti alcune al periodo barocco. L’arte del presepio è tradizione secolare a Thaur ed i suoi abitanti fanno a gara per chi ne presenta il più ricco. Di fronte alla facciata vi è un cippo che ricorda che da questo punto ha inizio (o fine) il cammino di S. Romedio, istituito nel 2014, lungo 180 Km. con un dislivello di 9.600 m e che porta fino in al Santuario di San Romedio in Val di Non.

Scendendo in paese si trova nel centro la chiesa parrocchiale dedicata all’Assunta. è l’ultimo edificio costruito su un’area che ha visto la presenza di altre  tre chiese nel corso dei secoli: la prima intorno al 450, una seconda intorno al 600 e la terza intorno al 1200.  L’attuale, nata in stile gotico e consacrata nel  1487, opera dei mastri di Thaur  Friedrich e Hans, venne poi   barocchizzata nel 1776 da Michael Umhauser. Intorno all’edificio si trova il cimitero dove sorge anche una cappella antichissima e molto decorata ed il Monumento ai Caduti con l‘immagine di S. Romedio, opera di un Romed Speckbacher. 

Numerosissimi sono i Romedius e Romed tra i nomi dei defunti. Le pareti esterne della cappella funeraria e della chiesa ospitano pietre tombali, delle quali la più antica è quella di un sacerdote, Jakob Mintinger, del XV secolo. L’interno, a navata unica, è un trionfo barocco di stuccature e dorature. La volta, affrescata in un primo momento in stile Rococò dal pittore Christoph Anton Mayr, venne riaffrescata negli anni tra il 1878 ed il 1889 ad opera di Franz Xaver Perlochner (m. nel 1895), dal momento che i dipinti precedenti si stavano sbriciolando. Gli affreschi sono in gran parte un tributo alla Madonna, prima negli accenni a lei nell’Antico Testamento, poi Maria nella sua partecipazione alla Storia della Salvezza ed infine nel suo continuo operare nella vita della Chiesa.

Sull’altare maggiore, opera della bottega Vogel di Hall che ha sostituito quello barocco, spicca una scultura in legno della Madonna col Bambino ed i Santi Domenico e Caterina da Siena che dal 1316 al 1650 fu nella Chiesa di S. Giacomo ad Innsbruck, oggi il Duomo della città (sulla cui facciata si può ammirare una statua di S. Romedio).

Quando nel 1650 in quella chiesa, divenuta parrocchiale, fu collocato sull’altare maggiore il famoso dipinto della Madonna col Bambino di Lucas Cranach il Vecchio, eseguito nel 1520, grazie alla grande amicizia che vi era tra i il parroco di Thaur e di Innsbruck, quest’ultimo cedette alla chiesa di Thaur il gruppo ligneo,che vi fu trasportato a spalla dai sacerdoti del paese. Le cronache ricordano che per oltre 100 anni, fino a quando Giuseppe II lo impedì, i fedeli di Innsbruck il martedì dopo Pentecoste si recarono in processione a Thaur per venerare la “loro” Madonna. Nella chiesa vi sono anche quattro altari Rococò della seconda metà del XVIII sec. con opere di uno scultore e costruttore di altari molto importante del ‘700, nativo di Thaur e capostipite di una lunga serie di scultori ed intagliatori, Johann Giner il Vecchio, la cui casa natale, ancora oggi di proprietà della Famiglia Giner, è visibile in paese. Di Johann Giner padre e figlio sono le statue dei 12 Apostoli lungo le pareti della navata e dei santi Giorgio e Sebastiano ai pilastri che sostengono la cantoria. Nel transetto vi sono due altari  identici in stile Rococò con opere dei Giner dedicati a S.Anna e a S.Giovanni Battista, mentre all’arco santo vi sono due altari dei quali uno è dedicato ai SS. Sebastiano e  Romedio (del quale vi è una scapola in una teca appoggiata sulla mensa) e l’altro a S. Cassiano, fondatore della Diocesi di Sabiona e il cui martirio è raffigurato nella pala.

Per raggiungere poi la chiesa di S. Vigilio si percorrono alcune vie della Thaur contadina, sulle quali si affacciano dei masi, alcuni dei quali risalenti al ‘500, ristrutturati perfettamente e che hanno accanto al portone d’ingresso lo stemma  Erbhof,  per indicare che sono appartenenti da secoli alla stessa famiglia. Sono abitate in gran parte da famiglie che coltivano gli immensi orti che si attraversano venendo da Innsbruck lungo la piana dell’Inn. Alcune di queste grandi fattorie sono circondate da ampi spazi in cui razzolano liberi moltissimi polli e rumorosissime oche e non mancano, fuori dalle stalle, i letamai come una volta da noi. I vasti terreni ai piedi del paese venivano già coltivati a verdura e foraggio per il bestiame da latte e carne ai tempi in cui i contadini dovevano produrre cibo per l’esercito di minatori nelle miniere di salgemma e di argento della zona, miniere che davano ricchezza non tanto all’Imperatore, quanto per parecchio tempo alla famiglia dei Fugger che le possedevano e le sfruttavano ed erano i suoi maggiori creditori. Accanto ai minatori vi erano anche i boscaioli, che fornivano il legname per la lavorazione dei materiali  provenienti dalle miniere e gli addetti all’estrazione del sale e dei metalli. Sulle pareti di molte case vi sono degli affreschi che rappresentano S. Vigilio o S. Romedio con l’orso, e non mancano capitelli e fontanelle con l’immagine di S. Romedio.

La chiesa di S. Vigilio, che viene indirettamente menzionata per  la prima volta nel 1312 e di cui si parla con certezza solo nel 1420, sorge non lontano dalla Parrocchiale e si pensa che appartenesse in origine alla Diocesi di Trento dal momento che questa aveva dei possedimenti in questi luoghi. Una volta era circondata dal cimitero e del periodo gotico mantiene solo il portale d’ingresso. Il campanile a cipolla ha tra le altre una campana del 1570, cosa rara anche qui come da noi. L’interno è una sala rettangolare con volta piatta sulla quale si notano dei dipinti ad olio su tela. Rappresentano i 4 Evangelisti e la Madonna. Alle pareti sono rappresentati i 14 Santi Salvatori  dipinti da Christoph Anton Mayr nel 1750; gli stessi 14 Santi sono presenti ai piedi della Madonna con il Bambino nella pala dell’altare maggiore dipinta da Dominikus Van Beselaer nel 1658. Da ammirare sono anche le statue dei patroni della chiesa S. Vigilio e S. Ruperto, opere di Johann Giner e a fianco del tabernacolo le figure di Enrico II il Santo e S. Bonifacio.

Una sorpresa ed una novità per l’appassionato di luoghi sacri è certamente la chiesetta che si trova tra Hall e Thaur sulla strada Statale che da Innsbruck porta verso Est. Improvvisamente a pochi passi dal ciglio della strada si nota una chiesetta senza finestre,  con in un angolo della parete sud una porticina  ricoperta da lamiere dipinte con i colori della bandiera austriaca. I muri sono  color rosso mattone e delle linee bianche vogliono far sembrare che siano costruiti con questi. Il campaniletto a cuspide quadrata  addossato alla parete Ovest  ed il ripido tettuccio sono a scandole. A Nord vi è un’altra porta, anch’essa rivestita di lamiera, ma non vi sono altre aperture. è la Cappella della Madonna di Loreto, fatta costruire da Anna Caterina Gonzaga, nata a Mantova, divenuta Arciduchessa d’Austria e Contessa del Tirolo, il cui sepolcro si trova ad Innsbruck, grande devota della Madonna di Loreto, e da suo marito l’Arciduca Ferdinando II. è la prima chiesa dedicata alla Madonna di Loreto costruita in territorio di lingua tedesca e risale al 1589. L’edificio che vi sorge accanto, che oggi è un ristorante, un tempo era la casa dei sacerdoti che vi officiavano, poiché la chiesetta era meta di pellegrinaggi. Fu chiusa da Giuseppe II dal 1785 al 1792. L’interno ha una volta a botte con cielo blu stellato ed un altare del 1570 (un tempo nella chiesa delle Monache di Hall) che presenta una statua della Madonna Nera di Loreto risalente al periodo della costruzione della chiesa e diversissima da quella presente a Loreto, poiché è a figura intera e tiene in braccio il Bambino.  Entrambi portano sul capo una preziosa corona.

Il mio “pellegrinaggio mirato” a Thaur termina con la visita a questa Cappella. Riprendo la strada del Brennero con la gioiosa certezza che S. Romedio è ben ricordato e venerato anche nel suo paese natale.

Slongo Marco