Papa Leone XIV, dalle Americhe al soglio di Pietro

Papa Leone XIV, dalle Americhe al soglio di Pietro

Grandissima sorpresa della sua inaspettata elezione, mi ha subito colpito la foto di papa Leone XIV a cavallo, mentre visitava il suo popolo lontano, che abita nelle sperdute estensioni della foresta, nel Perù settentrionale. I cardinali hanno scelto veramente bene, con saggezza e lungimiranza, perché è immediato scorgere nel suo stile lo stesso stile di Gesù, sulle strade di Galilea.

Si coglie di getto la sua passione missionaria, la grande finezza delle sue relazioni nello stare tra la gente rurale, adattandosi in modo pieno alle loro dure condizioni di vita. Così il vescovo che sale a cavallo si fa umile, immediato, per poter incontrare dal vivo le persone. Come Gesù.

Il suo ambiente di famiglia e di scuola

Nato negli Stati Uniti, a Chicago, 69 anni fa, in una terra legata alle realtà industriali dell’America multietnica, pratica già in casa molteplici lingue, parlando in italiano, spagnolo e francese con le sue nonne, oltre alla lingua inglese imparata nella scuola. Perciò parla sette lingue. La sua fede si rafforza nella testimonianza diretta dei suoi genitori (specie suo padre!) ed è consolidata nella bella scuola parrocchiale. Matura adagio adagio il desiderio di essere un religioso Agostiniano, che lo lancia alla sua decisiva vocazione missionaria, nelle lontane terre del Perù, in America Latina, dove si reca come missionario da prete giovanissimo, 40 anni fa. Unisce così nella sua storia le due Americhe: il ricco Nord e il popoloso Sud; l’industria e la campagna, la ricchezza e la povertà, la sua fede in famiglia e parrocchia con la religiosità popolare etnica dei latino americani, dalle forti connotazioni sociali.

Uomo di sintesi

E lo è anche nei suoi studi. Si laurea in matematica ma conosce bene anche la filosofia; approfondisce i Padri della Chiesa nelle lingue greca e latina, specializzandosi su sant’Agostino, che resta il più grande scrittore della Chiesa antica. Potremmo dire, con una frase ad effetto, che sa unire insieme la biblioteca ed il cavallo, entrambi strumenti diretti di evangelizzazione, il grande sogno della sua storia. Vive così di valori antichi e nuovi. Poi, l’ubbidienza religiosa tra gli Agostiniani lo chiama ad essere Padre Generale per due sessenni (2002-2014), acquistando così una vastissima esperienza di mondialità, pur essendo costretto a lasciare il suo amato Perù. Vi ritornerà poi da Vescovo, vero Pastore, svolgendo la guida pastorale nella diocesi di Chiclayo, con un milione di abitati, ed una sola novantina di preti, sull’immenso territorio. Ma quella diocesi gli resta nel cuore, tanto che la saluta anche dalla loggia, con un messaggio, in lingua spagnola, diretto: “è stato un popolo che ha accompagnato il suo Vescovo, ha condiviso la sua fede e ha dato tanto, per continuare ad essere una chiesa fedele di Gesù Cristo”.

Il suo stile di essere vescovo in Perù

Vederlo a cavallo è la foto che meglio lo rappresenta come Missionario in America Latina. Amava dire che “molti fedeli si allontanano dalla Chiesa, perché non c’è nessuno che si occupi di loro”. Grande perciò è stato anche il suo impegno nel sociale seguendo la pastorale rurale, che si prende a cuore in modo diretto l’evangelizzazione degli ultimi. Perciò, ha sentito viva la lotta contro la malnutrizione infantile e la battaglia contro il lavoro minorile. Ha così potuto affermare (in un discorso alla Università cattolica di santo Toribio di Mongrovejo) che “in questo momento la sfida più grande è la erradicazione della povertà, perché senza raggiungerla non potremo realizzare uno sviluppo sostenibile, integrale, rivolto al bene comune di ciascun essere umano e di tutti gli essere umani e della natura”. Ha poi aggiunto che “troppi sono i divari nella nostra regione: tra i più poveri e i più ricchi, tra zone urbane e le zone rurali. Inoltre, i confitti minacciano lo sviluppo umano. Abbiamo perciò bisogno della genialità umana ben applicata per trovare soluzioni innovative, che consentano la piena inclusione sociale di tutti”.

Anche a difesa della battaglia ecologica si è schierato con forza contro i disastri causati dal Nino nel 2017, entrando così anche in conoscenza stretta con Papa Francesco, il papa della Laudato Si, che lo ha tanto stimato. Ma anche ha scorto in lui un ottimo collaboratore nella difficile scelta dei Vescovi. Per questo lo ha chiamato a lavorare

proprio nel Dicastero dei Vescovi, a Roma, dove arriva nel 2020, affidandogli anche la presidenza della Pontificia Commissione per l’America Latina. Ed è con vero rammarico che lascia il suo servizio missionario, tra i poveri del Perù per il servizio qualificato a Roma con papa Francesco. Ma lo fa in vera obbedienza filiale, fiducioso che mai sarebbe stata dimenticata la terra dell’America Latina, nel cuore della Chiesa universale. Anzi!

Leone XIV alla sua prima udienza generale

Il suo primo discorso dalla Loggia di san Pietro

Si dice, tra i vaticanisti, che basta seguire le prime parole di un Papa nuovo per capire come sarà il suo futuro itinerario. Ebbene, forti di questa chiave interpretativa, tutti ci aspettavamo o il saluto già usato da Papa Francesco (il suo indimenticabile Buona sera!), oppure c’era anche chi sognava l’antico “Sia lodato Gesù Cristo!”.

1) Ed invece, con bellezza profetica, ecco il saluto di pace, che Gesù annunciò con solennità la sera di Pasqua: “la Pace sia con tutti voi!”. Ha sbaragliato ogni cuore! Ci ha benevolmente sorpreso, ha coinvolto tutto il mondo politico e culturale, ponendosi così anche in continuità diretta con papa Francesco, con quella sua flebile voce di augurio nella mattina di Pasqua. Che bello vedere il Papa che apre le braccia e dice a ciascuno di noi che Dio ci vuole bene, che ci ama e ci segue, donandoci la pace!

2) Il frequente riferimento a papa Francesco ha entusiasmato la folla. Si percepiva un legame diretto tra la folla ed il nuovo Pastore, una compartecipazione emotiva immediata. Anzi, attesa, dopo aver benedetto quel radicale nuovo indirizzo in Conclave rispetto a certi nomi facili, che scorrevano sui giornali. Veramente si è percepito il soffio dello Spirito Santo, che ha sorpreso tutti, sapendo così custodire la memoria passata di Francesco ed aprirsi alla profezia futura di Leone. La continuità resta infatti il nodo principale, in ogni cambiamento, nella storia della Chiesa!

3) Ha così parlato chiaro a tutti i politici del mondo, invitandoli decisamente a scelta di pace, tanto più efficaci perché pronunziate da un Vescovo americano, nella sorpresa che proprio dagli USA venisse, oggi, eletto un Papa.

4) Ma ha subito precisato le condizioni decisive di quella pace: “sia disarmata e disarmante”. Non generica, fatta di soli auspici. Ma con scelte radicali consequenziali, poiché se non c’è disarmo tra le nazioni, non ci sarà mai la pace nel mondo.

5) Ha così lanciato un messaggio di riconciliazione, anche all’interna della Chiesa stessa, al suo interno, ricuperando la strada vincente (ma faticosa!) della sinodalità.

6) I suoi occhi erano bagnati da lacrime delicate, di vera intima commozione, che hanno evidenziato la sua forte umanità emotiva. Un particolare che ha colpito soprattutto le tante mamme, che seguivano l’evento!

7) Il suo passato di Religioso Agostiniano emergeva dalla sua gioia di poterlo sottolineare con fierezza, nel breve suo racconto biografico. Si percepiva un uomo felice e contento della sua storia personale, pur se coinvolto in una avventura immensamente più grande!

8) La dimensione missionaria era continuamente da lui sottolineata, soprattutto quando ha chiesto questa caratteristica proprio alla sua Chiesa di Roma, nella assunzione di uno stile di zelo e tenerezza, come deve avvenire in ogni diocesi, nella centralità e vitalità della Chiesa Cattedrale.

9) Anche nel successivo discorso ai Cardinali, il giorno dopo, alla Sistina, questa chiarezza missionaria, che richiede radicali scelte conseguenti, è stata da lui espressa con la parola tagliente: “chi evangelizza, dopo che ha annunziato, come ha fatto Pietro con Gesù, deve poi sparire”. Cioè, farsi piccolo, restare in disparte, perché la pienezza di spazio, nella centralità delle cose, l’abbia sempre e solo Cristo Gesù!

10) Dolcissima è stata infine la sua memoria filiale per la Madonna, nella intonazione diretta dell’Ave Maria, a cui tutti noi ci siamo uniti, con gioia infinita.

Veramente è un grande dono del Signore, questo nuovo papa Leone XIV, una benedizione per tutto il mondo, certi che lascerà un segno ben visibile, nella storia della Chiesa, come hanno fatto tanti suoi immediati predecessori, per dirci che sempre la “Chiesa poggia sulla roccia, che è Cristo, tramite Pietro”.

Giancarlo Bregantini (*) Arcivescovo Emerito di Campobasso

Redazione