Il Protomartire Stefano e la Pieve di Revò

Il Protomartire Stefano e la Pieve di Revò
REVÒ: Chiesa e campanile

Stefano, primo diacono e primo martire, era probabilmente un ebreo ellenista. Il suo nome in greco significa “corona” oppure “re”.

I 12 apostoli erano tutti nativi di Terrasanta e nelle loro sinagoghe la Bibbia era letta in ebraico, mentre nelle sinagoghe elleniste veniva letta in greco. I poveri e i bisognosi, in genere, erano un poco trascurati nella distribuzione del cibo.  Perciò, con l’intento di non lasciare la Parola di Dio per il servizio delle mense, gli apostoli ordinarono sette diaconi per tale necessità.

Il primo era Stefano, “pieno di fede e di Spirito Santo”. Faceva grandi prodigi tra la gente è per questo fu convocato dal Sinedrio, il tribunale ebraico, per spiegarsi. Ottenuta la parola, egli si difese in modo eloquente e saggio, ma terminò il suo discorso definendo gli ebrei “uccisori” di Gesù.

REVÒ: San Giovanni Battista (1722)

I suoi ascoltatori si infuriarono e lo condannarono a morte per lapidazione. Stefano implorando Cristo piegò le ginocchia e chiese a Dio di perdonare i suoi carnefici. Detto questo, morì.

Un giovane di nome Saulo, il futuro Paolo che diventerà l’Apostolo delle genti, custodiva i mantelli dei lapidatori. La tomba di Stefano fu trovata nel 415 e già prima il Santo era molto venerato. Le sue reliquie, per opera dei Crociati, raggiunsero anche il resto della cristianità e il suo culto divenne assai popolare. Viene invocato contro ogni male di testa e da diaconi, scalpellini e tagliapietre. In Trentino ci sono 9 parrocchie a lui dedicate e nelle valli del Noce; Vermiglio, Cloz, Malgolo e Revò.

La Pieve di Revò è più antica della chiesa attuale. Risale almeno al 1228 e comprendeva Proves, Mocenigo, Marcena, Tregiovo, Corte e Mione, Romallo, Cagnò. Il primo pievano certo fu Enrico (1272) che era anche vicepievano di Caldaro.  Revò era una chiesa abbastanza ricca se i suoi redditi nel 1300 superavano le 50 lire di allora. Nella sua forma attuale, la chiesa è stata iniziata nel 1519 e terminata nel 1624, ma con aggiunte anche posteriori. Il maestro costruttore nel 1519 fu Michele Edelmann di Ulma.

Nella relazione del 1537 i visitatori del card. Bernardo Cles parlano della chiesa battesimale di S. Giovanni Battista, vicina alla parrocchiale. Allora la chiesa della Pieve era in costruzione e il pievano Stefano fu obbligato a provvedere quanto prima.  La chiesa è gotica, ma con aggiunte barocche come l’altar maggiore, comprato a Trento dalle Clarisse nel 1800. Fu trasportato a Revò con 60 paia di buoi.  L’altare è opera di Giovanni Merlo (1687-1689); sono dello stesso autore le statue in stucco a fianco del tabernacolo (S. Antonio e S. Bonaventura) e le raffigurazioni in marmo ai lati dell’altare (S. Ludovico di Tolosa e S. Elisabetta d’Ungheria). La statua della Immacolata, sempre del Merlo, è sulla cimasa. Dalla chiesa di S. Marco in Trento provengono l’altare del Rosario (di Cristoforo Benedetti sec. XVII-XVIII) e quello di S. Stefano opera di A. Cometti (1812). Dalla chiesa delle Orsoline vengono l’altare di S. Antonio e quello della Addolorata con putti e statue.

REVÒ: altar maggiore di Santo Stefano

La grande struttura dell’altar maggiore fu benedetta dal P. Vescovo Emanuele Maria Thun nel 1813. Le pale sono del sec. XVII, mentre la Via Crucis è di Mattia Lomp (circa 1755). La venerata effigie della Madonna del Carmine risale al sec. XVIII e fu scolpita da Giacomo Insom.

S. Stefano non entra nei proverbi popolari, ma il suo mese certamente.

Si dice: “Da Nadal en pass d’en gal” per affermare la durata più lunga del giorno; e per indicare le neve di dicembre: “Se ‘l fioca el dezembrin – la taca come la rasa al pin”.

Don Fortunato Turrini

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