I martiri d’anaunia alla battaglia di Legnano

I martiri d’anaunia alla battaglia di Legnano

La Lega ottiene proseliti, non solo di recente, anche se in numero maggiore rispetto al passato visto che ora occupa un certo spazio nella storia della nostra provincia, ma non è nostra intenzione scrivere di politica. Vogliamo oggi invece ricordare una particolare storia trentina — anauniese, che risale alla battaglia di Legnano combattuta e vinta dalla Lega Lombarda nel maggio del 1176.

In quegli anni l’imperatore Federico Barbarossa voleva in qualche modo riordinare l’amministrazione italiana, portando leggi diverse e rivendicare così i tradizionali diritti imperiali.

Quella situazione preoccupava non poco le diverse amministrazioni delle città del Nord e urtava contro il vivo sentimento di libertà dei Comuni quali, oltre a Milano, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona e altri, tanto da costituire nel 1167 a Pontida la Lega lombarda per far fronte così insieme a un eventuale attacco dell’esercito imperiale. Questa nostra storia, legata alle vicende lombarde, racconta la miracolosa presenza alla battaglia di Legnano dei Martiri anauniesi Sisinio, Martirio ed Alessandro, uccisi a Sanzeno nel maggio del 398 d.C.

Ma come mai una vicenda così lontana nel tempo si lega alla Lega lombarda è presto detto. Il nostro vescovo di allora, Vigilio, chiese ad Ambrogio di Milano dei missionari per aiutarlo nel suo lavoro di evangelizzazione nelle vallate trentine.

Ambrogio aveva a disposizione tre cristiani della Cappadocia, dove il cristianesimo aveva fatto grandi progressi, e li inviò a Vigilio che, a sua volta, li mandò in val di Non.

La missione riusciva abbastanza bene, tanto che costruirono una piccola cappella in una località centralissima della valle, Sanzeno, dove istruivano i nuovi credenti dato che la popolazione era ancora pagana. Purtroppo, in occasione di una sagra pagana di primavera i partecipanti si scatenarono contro i predicatori, li assalirono e, con crudeli maltrattamenti, li ridussero in cenere su una catasta di legno ottenuto con le travature della cappella abbattuta.

Il vescovo Vigilio si affrettò a raggiungere il luogo del sacrificio e a raccogliere i resti carbonizzati dei suoi missionari, e una parte delle reliquie dei Martiri le mandò al vescovo Simpliciano, successore del grande patrono di Milano sant’Ambrogio, morto poco tempo prima.

E’ da tenere presente ancora che quando Simpliciano cessò di vivere in fama di santità, in suo onore i milanesi edificarono una basilica nella quale vennero riposte le reliquie dei Martiri.

Il tempio in stile romanico-lombardo si ammira anche oggi fra gli esemplari più puri dell’architettura medievale. Importa rilevare, a questo punto, che quelle reliquie suscitarono una devozione vivissima dei milanesi verso i tre Martiri della Chiesa di Trento.

Questo spiega il fatto straordinario che, secondo il racconto scritto due secoli più tardi del cronachista Galvano Fiamma, si verificò alla battaglia di Legnano il 29 maggio 1176, alla quale si giunse nonostante si fosse tentato di risolvere le controversie con l’imperatore Federico Barbarossa in modo pacifico.

Così, nel momento in cui i combattenti della Lega Lombarda stavano stretti intorno al Carroccio durante le alterne vicende della battaglia ed erano angosciati e in forse per l’esito dell’azione bellica, ecco posarsi sull’antenna che reggeva il gonfalone di Milano tre bianche colombe.

Il buon augurio che esse portavano diede coraggio ai soldati, i quali, in un ultimo formidabile impeto, travolsero definitivamente l’esercito imperiale, che fu costretto alla resa.

Le tre colombe bianche, in quella giornata del 29 maggio, erano partite dalla chiesa milanese ove era tenuto vivo il culto dei martiri anauniesi. Ad essi, perciò, la riconoscenza pubblica attribuì l’esito della vittoria, che restituiva la libertà minacciata.

Ancora oggi la ricorrenza dell’evento viene ricordata a Milano alla presenza, almeno fino a pochi anni fa, anche di alcuni componenti della Giunta comunale di Trento.

Gino Valentini

Redazione