Sant’ubertus, il patrono dei cacciatori

Sant’ubertus, il patrono dei cacciatori
Vigo di Ton - Statua di Sant’Ubertus nella chiesa parrocchiale (Fotoservizio di Sergio Zanotti)

VIGO DI TON. Nell’inverno dell’anno 1994, l’arciprete don Giovanni Callovi, rovistando nel sottotetto della chiesa di S. Maria Assunta a Vigo di Ton, trovò una cassetta particolare. Era pentagonale, a forma di capitello, riportante nella parte inferiore un’epigrafe latina e in quella superiore una decorazione floreale. Essendo un cultore dell’arte, egli capì subito che quello non era un oggetto qualsiasi, ma che avrebbe dovuto contenere qualcosa di particolare. Aperto il contenitore con cautela, si trovò davanti ad un quadro in legno, a forma d’edicola d’altare contenente un osso, accompagnato da un biglietto con la scritta “Sant’Uberto”.

I simboli che accompagnano l’immagine del Santo sono un corno da caccia, un cane e un cervo con il crocifisso tra le corna. Si racconta infatti che un venerdì santo mentre cacciava nei boschi delle Ardenne gli apparve un cervo (che nell’inconografia classica rappresenta il Male) con una croce splendente tra le corna (ossia il Bene; la croce che vince il Male). Questa comparsa, secondo la leggenda, contribuì alla sua conversione. Si afferma, inoltre, che Egli fosse nato da una nobile famiglia nel 655 e che avesse ricevuto l’ordinazione vescovile da papa Sergio I.

Svolse la sua azione pastorale come presule nella diocesi di Maastricht e di Liegi e contribuì all’evangelizzazione del distretto belga delle Ardenne.

Si presume che sia morto, martirizzato, intorno al 727 e poi sepolto a Liegi.

Si narra ancora che, nel 825, la sua salma fu traslata in un’abbazia delle Ardenne e, da qui, poi, trafugata, nel 1568, in seguito al saccheggio avvenuto durante la rivolta dei “Pezzenti”.

La reliquia venerata a Vigo d’Anaunia fu donata dal papa Innocenzo XI al conte Giuseppe Matteo Leopoldo Thun nell’anno 1686. Di questo si è certi perché la custodia porta la seguente epigrafe: “Reliquia insignis S. Ubertus Martyris a S. M. Innocentio XI dono data Iosepho Matthiae Leopoldo de Thun S.R.I. equiti. Roma ex collegio germanico discenti anno 1688 ed anno 1691 pubblico cultu altari S. Catharinae exposita”. (Insigne reliquia di S. Uberto, martire, data in dono dal Pontefice Innocenzo XI a Giuseppe Mattia Leopoldo, cavaliere del Sacro Romano Impero. Proveniente dal Collegio Germanico di Roma, nell’anno 1688, ed esposta al pubblico culto sull’altare di S. Caterina fino all’anno 1691).

Giuseppe Matteo Leopoldo era figlio del conte Giovanbattista Thun e di Elisabetta contessa di Terlago. Studiò tre anni ad Hall in Tirolo e poi diventò canonico della cattedrale di Salisburgo. Qui a 24 anni venne ordinato sacerdote.  Successivamente fu inviato a Roma con una lettera  commendataria del duca di Lotargia. Qui studiò  per tre anni (31.10.1686-28.9.1688) presso il Collegio Germanico specializzandosi in teologia morale. Divenne un grande esperto in questo campo.

Probabilmente questo studente, una volta terminati gli studi, ritornò da Roma portandosi anche il prezioso regalo mettendolo a disposizione della chiesa locale perché fosse venerato dai fedeli. A parte il valore intrinseco, la reliquia rappresenta, di certo, un dono molto importante, sia per la persona sia la persona che l’ha donato (il Papa), sia per la persona che l’ha ricevuto (cavaliere del Sacro Romano Impero). Solo personaggi di così alto rango, infatti, potevano scambiarsi dei doni così prestigiosi.

Innocenzo XI, al secolo Benedetto Odescalchi, nacque nel 1611 e morì nel 1689. Fu incoronato pontefice nel 1676. Passò alla storia come un severo riformatore e antinepotista. Nei suoi Stati proibì l’usura e impose ai vescovi regole molto severe. Promulgò diverse leggi contro il lusso delle dame romane. Fra l’altro, proibì alle donne di andare sui palchi a cantare o recitare perché da lui ritenuto moralmente indecente. Diede, inoltre, un notevole contributo per frenare l’invasione dei Turchi in Europa e, una volta sconfitti, per scacciarli sia da Vienna, sia da Budapest.

La reliquia di Sant’Ubertus a Vigo di Ton adesso, è custodita in una teca posta sul lato destro del presbiterio della chiesa parrocchiale. La cassetta che  la contiene  misura cm. 100×50. è di legno e a forma trapezoidale. Quando è stata ritrovata da don Giovanni era in brutte condizioni perché da anni incustodita  nel sottotetto. Nel 2006 è stata restaurata a spese dell’Associazione Cacciatori (1.700 Euro) ed il lavoro è stato eseguito dalla dott.ssa  Enrica Vinante.

Fino ad alcuni anni fa l’Associazione Cacciatori del Trentino ogni anno festeggiava a Vigo il 3 novembre la festa del proprio patrono. Successivamente la cerimonia ebbe luogo presso il duomo di Trento. In quella occasione la reliquia veniva trasportata appositamente da Vigo alla cattedrale.

Un’ultima curiosità: l’osso di S. Uberto non è l’unico dono di papa Innocenzo XI ai Trentini.

Sul secondo altare laterale sinistro della chiesa Collegiata di Arco è posta un’urna con i resti di una martire romana. Anch’essi furono regalati da questo Pontefice, non si conosce per quale motivo, alla comunità cristiana del Basso Sarca. Non si sa nemmeno, chi sia questa donna e, così, gli arcensi, per comodità e in omaggio al papa donatore, da sempre, la chiamano “Santa Innocenza”. Era molto venerata “ad petendam pluviam”. Per questo motivo era portata in processione nei periodi di siccità. Si dice anche che non abbia mai deluso gli arcensi.

Piero Turri

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