Le meridiane di Francesco Filos

Le meridiane di Francesco Filos

Nella sua autobiografia intitolata “Memorie e confessioni di me stesso” compilata nel 1842 a Rovereto dov’era Cassiere circolare e pubblicate nel 1926 dall’Accademia degli Agiati, Francesco Filosnoto cittadino di Mezzolombardo del secolo XIX– scrive “…avvezzo alla vita attiva pensai a parare l’inerzia e la noia sua compagna, occupando gli ozi a Mezzolombardo in varie guise…Mi dilettai a stabilire quattro meridiane e cioè in Castello, ai Frati, alla casa di Giusto de Vigili, ed alla casa paterna”. In effetti l’inattività non era certamente un tratto del carattere del Filos e la sua vita avventurosa e politicamente impegnata lo dimostra. Vissuto nel periodo storico nel quale l’astro di Napoleone solcava l’Europa dei popoli, fu sempre di idee filofrancesi che, all’epoca, equivaleva a dire un rivoluzionario. Questa sua predilezione se gli valse diversi onori e gratificazioni, fu anche la causa della sua marginalizzazione sociale non appena la restaurazione, dopo la caduta di Napoleone, esplicò tutta la sua forza. Non c’è spazio in questa occasione per tracciare una sintesi della sua vita operosa, ma alcuni tratti sono indispensabili per inquadrare il personaggio. Nel 1813 venne nominato dal governo italico Vice Prefetto di Pavia, città e distretto importanti per abitanti ed istituzioni pubbliche. In questa sede ebbe modo di salvare la città da danni e ritorsioni a seguito del cambio di governo per la sconfitta napoleonica, e, godendo della fiducia dei governatori militari austriaci, contribuì a eseguire importanti incarichi. A Milano frequentando il Ministro Vaccari conobbe Monti, Foscolo e Dandolo. Nel 1810 era stato nominato Vice Prefetto a Cles e nel 1812 aveva assunto stessa prestigiosa carica a Bolzano. Nei due anni di permanenza a Cles ebbe modo di farsi apprezzare per la concretezza dei lavori svolti, primo fra tutti la riattazione delle strade e ponti della Valle di Non e di Sole, allora in stato miserevole di abbandono. Fra le altre si ricorda il raddoppio della strada da Cles a Tuenno con il nuovo metodo a forma convessa, primo tronco delle strade di tutto il Tirolo ad assumere questa modalità di costruzione moderna. Scrive Filos che il lavoro pesante richiesto ai valligiani non fu tutto merito suo, poiché “… la docilità che trovai non era conseguenza della persuasione, ma di quell’uomo portentoso in nome del quale si comandava e tutti ubbidivano”.

è di quel tempo-1819- la domanda caldeggiata dal Vicerè Ranieri all’Imperatore, tesa ad ottenere un incarico di lavoro pubblico, che però venne respinta a causa della sua giovanile appartenenza alla Loggia dei Franchi Muratori di Brescia.

Fu così che dopo aver sfiorato la nomina a Prefetto di Bologna, una delle città più importanti del Regno italico, Filos dovette accontentarsi di rientrare in patria ed accettare un lavoro amministrativo di basso profilo a Rovereto. Venendo ora alle quattro meridiane da lui costruite nel 1819, ancor oggi ne possiamo vedere tre, ed esattamente quella nella casa paterna in Piazza san Giovanni, quella al Castello della Torre e quella al Convento dei Frati.

La quarta non è più visibile, ma era già scomparsa alla fine dell’800, come si vede dalle foto di casa De Vigili, la costruzione che, attualmente, fa angolo in via Dante a Mezzolombardo.

La meridiana di casa Filos è dipinta sul lato sud della facciata sopra il poggiolo in pietra che porta all’ingresso della casa, ma purtroppo a causa dell’esposizione alle intemperie è del tutto illeggibile.

Fuori sul muro che circonda la casa in bella vista si nota l’antico stemma araldico in pietra rossa della famiglia Tonin –poi divenuti Filos-con la data 1642.

Anche quella al Castello è dipinta sulla facciata sud e pur con fatica si riesce a leggere la parte iniziale del motto in latino che l’accompagna; già nel 1965 Gorfer nella sua opera sui castelli trentini, vi leggeva solo le due parole “Tempus praesens…” le stesse che si leggono oggi; forse facenti parte della frase di Seneca “Tempus praesens brevissimum est”.

Miglior sorte gode la meridiana presente al Convento dei Francescani (foto di copertina); nel chiostro interno sul lato nord sotto il loggiato, fa bella mostra di sé l’orologio solare di un colore azzurro sbiadito, con una cornice di color rosso e alcune cifre romane delle ore ben visibili. Nella parte alta della cornice vi è il motto latino “Fallitur extremam qui se conducit ad horam-1820-” che tradotto suona pressappoco “sbaglia chi indugia fino all’ultimo momento”, sottointeso a convertirsi. All’epoca era Padre Guardiano tale P. Giorgio Meneguzzer da Cles. A dire il vero nel convento vi sono altre due meridiane: una sempre nel chiostro sul lato est dipinta nel 1719 con il motto “Sol, Stylus, umbra, dies, menses metitur et annos sic tacito accedunt saecula morsque pede” che significa “il sole, l’asta (lo gnomone), l’ombra misurano i giorni, i mesi e gli anni, così silenziosamente avanzano i secoli e la morte”. Infine la terza, la più antica, che si trova nel lato sud dello studentato ed è del 1672 e portava la scritta “Tempus fugit” oggi è molto rovinata e la scritta non si legge più. Un segno che indica che si tratta della stessa mano costruttrice è dato dai tre gnomoni uguali, e cioè non un semplice stilo, ma una barra di ferro con in cima un cerchio forato al centro per far passare la luce solare ad indicare l’ora.

Kaisermann Bruno