Ripristino a prato di zone boscate

Ripristino a prato di zone boscate

Promosso dalla Rete Riserve della Val di Fiemme

Il ripristino a prato di zone boscate in val di Fiemme, un’idea ed un progetto che sarebbe utile anche in valle di Non.

L’operazione nella valle dell’Avisio che si farà  nei prossimi mesi rappresenta la prima applicazione pratica di un progetto redatto da Francesco Gubert  e realizzato da Davide Andreatta dell’Università di Padova in collaborazione con la Fondazione Mach.

Tra la fine del 2020 e l’estate 2021 è prevista in Val di Fiemme la realizzazione pratica di prati magri ricchi di specie su 5 aree prative di proprietà pubblica e/o privata che furono gestite fino al secondo dopoguerra ed attualmente si presentano boscate a seguito di ricolonizzazione naturale o impianto artificiale. Avvalendoci di una ampia documentazione fornitaci dal progettista proponiamo ai lettori una sintesi del lavoro svolto e da svolgere. Il progetto si intitola “Recupero e restauro ecologico di prati magri e ricchi di specie in Val di Fiemme”.

L’affidamento dell’incarico risale al 5 marzo 2018 ma l’avvio della pratica per il finanziamento del lavoro era partito un anno prima dalla Rete riserve della Val di Fiemme. La concessione del contributo da parte della Giunta provinciale di Trento è avvenuta nel dicembre 2019 attingendo fondi dal Piano di sviluppo rurale 2014-2020. La delibera fa riferimento alla voce “Progetti collettivi a finalità ambientale” (PTC) e stabilisce i principi ispiratori e le modalità esecutive di realizzazione alle quali Francesco Gubert ha dovuto attenersi nella redazione del progetto.

Determinante per sostenere il lavoro svolto da Davide Andreatta, dottore di ricerca nel Dipartimento Riserve Naturali e Ambiente dell’Università degli Studi di Padova, è stato il finanziamento concesso dalla CARITRO di una borsa di studio della durata di due anni assegnata al giovane ricercatore nativo della Val di Fiemme. Il lavoro si svolge in collaborazione con l’Unità risorse ambientali, energetiche e zootecniche della Fondazione Mach diretta da Silvia Silvestri.

L’urgenza di misure di conservazione dei prati magri ricchi di specie nel paesaggio trentino, dice Francesco Gubert, deriva da una situazione che presenta due realtà contrapposte. Da un lato si assiste all’abbandono dei prati magri di versante i cui costi di gestione sono spesso elevati a fronte di produzioni ridotte. Dall’altro si pone il disequilibrio nutrizionale e il degrado floristico dei prati meccanizzabili determinato dalla distribuzione di reflui zootecnici in quantità eccedente rispetto al fabbisogno del cotico erboso. Questa situazione e la conseguente necessità di adeguati interventi conservativi di prati ricchi di specie erano già stati fatti oggetto di una direttiva comunitaria (CEE/92/43) che impegnava Stati, Regioni e Provincie autonome ad operare di conseguenza.

La tecnica suggerita per ottenere il restauro ecologico di prati degradati era quella dell’utilizzo dell’erba verde trasferita dai prati ricchi di specie a quelli da rinverdire. L’ispettore forestale Luigi Gottardo l’ha applicata già a partire dal 2012 nel comprensorio del Primiero coinvolgendo nell’operazione di recupero 50 ettari di prato. Nella prima applicazione del progetto riguardante  la Val di Fiemme si userà dapprima l’erba secca ricca di seme prelevata dai 4 ettari di prati donatori e proseguirà con l’erba falciata. Terreno e soprassuolo dei quattro siti boscati da recuperare dovranno essere adeguatamente preparati a ricevere il materiale miglioratore affidando le operazioni a mani esperte, capaci di applicare rigorosamente le linee guida contenute nel progetto.

Il compito più impegnativo è stato svolto già nella fase preparatoria da Davide Andreatta: sopralluogo e rilievi vegetazionali nei prati, conoscenza con i proprietari/gestori dei prati per riferire il risultato delle visite sintetizzate in tabelle riepilogative; sondaggio della disponibilità a livello tecnico ma soprattutto a concordare l’impegno a mettere a disposizione i prati donatori di seme. La sua competenza sarà richiesta anche dopo il primo intervento, perché è prevedibile una sua prosecuzione anche oltre la prima fase esecutiva del progetto. è importante a questo proposito ricordare che Davide Andreatta collabora direttamente con il direttore del Dipartimento Riserve naturali e Ambiente dell’Università di Padova diretto dal prof. Michele Scotton che conosce bene i prati del Trentino.

Il catasto dei prati ricchi di specie sarà utile anche per altri interventi della Magnifica Comunità di Fiemme (inerbimento di scarpate, di versanti di strade forestali, bacini o bonifiche) ma anche ad altri soggetti pubblici o privati. L’elenco dei prati ricchi di specie i cui proprietari/gestori sono dichiaratamene interessati alla vendita di erba verde o fieno da utilizzare per interventi di vegetazione sarà pubblicizzato e messo a disposizione di allevatori, apicoltori, ambientalisti e liberi professionisti. Il progettista ritiene che l’esperienza acquisita con la prima applicazione possa avere un valore dimostrativo per tutto il contesto provinciale, stimolando l’utilizzo di materiale di propagazione autoctona anche per il ripristino di vecchi prati un tempo esistenti all’interno di aree boschive  devastate dal tornado VAIA. L’accenno agli apicoltori non è casuale. Gli apidologi della Fondazione Mach hanno infatti rilevato che in Val di Fiemme i prati ricchi di specie ospitano in media un numero doppio di apoidei selvatici e un numero quattro volte superiore di individui rispetto ai prati degradati.

Sergio Ferrari

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