UTILI BANCARI e RENDIMENTI FINANZIARI nel 2024 e nel PRIMO SEMESTRE 2025

UTILI BANCARI e RENDIMENTI FINANZIARI nel 2024 e nel PRIMO SEMESTRE 2025

Finite le ferie di agosto, per molti nostri valligiani inizia la raccolta delle mele, un momento delicato e fondamentale perché nel settore della frutticoltura questo è il periodo in cui si raccolgono i frutti del lavoro di tutto l’anno.

Nonostante sia una prassi consolidata del risparmiatore italiano controllare i rendimenti dei propri investimenti solamente a fine anno, facciamo un primo bilancio di com’è andato il 2025 fino ad oggi.

Cos’è ragionevole attenderci? Il 2025 sarà un anno migliore o peggiore del 2024?

Dopo otto mesi di mercati volatili in seguito ad eventi straordinari come i dazi, le guerre, ecc., è evidente che pensare a rendimenti interessanti potrebbe essere un’utopia, però questo non vale per tutti i settori.

Quello che è certo, è che per gli istituti di credito anche il 2025 sarà un anno con ottimi bilanci, se consideriamo i numeri del primo semestre e le previsioni fornite dai manager per i prossimi mesi.

Gli ottimi risultati di bilancio sono riscontrabili per tutte le banche, siano queste nazionali o locali.

Senza sottovalutare l’importanza che la solidità rappresenta per un istituto di credito, va detto che incrementi degli utili come quelli attuali sono l’effetto di uno sbilanciamento del sistema che penalizza i clienti.

Posso certamente capire la gioia di chi ha investito in titoli azionari di banche quotate che negli ultimi mesi hanno dato rendimenti altissimi, ma non quella dei clienti. Infatti, un aumento degli utili corrisponde a maggiori interessi pagati dai clienti sui finanziamenti e a maggiori commissioni sostenute dai clienti per i servizi bancari e d’investimento. Quindi maggiori utili delle banche corrispondono a maggiori oneri per i clienti, non a maggiori benefici!

Infatti, la reazione dei clienti/soci più accorti, a fronte di un’enfasi nella presentazione di dati con utili record da parte del proprio istituto, è stata un misto tra la tranquillità per la solidità e la contrarietà per aver (purtroppo) “contribuito” a quel risultato.

Ricordo per i lettori che i ricavi delle banche sono formati da tre componenti:

– Margine di interesse: è la differenza tra gli interessi che la banca incassa dai finanziamenti e gli interessi che la banca paga ai clienti sui depositi;

– Commissioni e spese: su fondi, gestioni patrimoniali, spese di tenuta conto, commissioni di compravendita di titoli, ecc.;

– Proventi da intermediazione e altri ricavi: da attività di investimento e altre attività.

Nel il 2024 il totale degli utili netti degli istituti di credito italiani sono stati pari a 46,5 miliardi di euro, un dato che rappresenta un massimo storico per il settore con un aumento del 14% rispetto al 2023 (5,7 miliardi in più), confermando un “triennio d’oro”.

I profitti aggregati dei cinque principali gruppi bancari (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Bper e Mps) hanno raggiunto i 23,6 miliardi di euro pari al 50% del totale e quindi non sono state da meno le banche medio piccole perché hanno portato l’altro 50% degli utili.

Anche per le nostre Casse Rurali ed in particolare il Gruppo Cassa Centrale il 2024 è stato un anno con utili record, infatti, sono passati dai 871 milioni del 2023 a 1,17 miliardi del 2024 con un incremento del 34%.

E a trainare questi numeri è stato l’aumento della prima componente di ricavo indicata sopra: il margine d’interesse che è arrivato ad essere il 60% del totale dei ricavi delle banche. Come mai? Perché la liquidità sui conti correnti è remunerata ad un tasso fisso, basso, deciso dalla banca anni fa quando i tassi erano a zero e mai modificato. Invece i prestiti erano spesso a tasso variabile, che con l’aumento dell’Euribor provocato dalla politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE) hanno portato nelle casse delle banche interessi elevati. Quindi non è della BCE la colpa se i clienti hanno pagato maggiori interessi, ma delle condizioni contrattuali tra la banca e il cliente: tasso attivo per il cliente bloccato, tasso passivo variabile. E ovviamente le banche di loro iniziativa hanno fatto ben poco per ridursi i profitti e remunerare di più i clienti. Solo i clienti che hanno rinegoziato il tasso sul conto corrente o hanno trovato altre forme di investimento della liquidità hanno potuto beneficiare della situazione. Chi è rimasto fermo, no. Addirittura, le banche hanno proposto tassi sulla liquidità elevati solo per i nuovi clienti, a discapito di chi aveva dato loro fiducia da diversi anni!

Ora però l’Euribor è calato al 2%, dal 4% di inizio 2024, e questo sta riducendo il guadagno delle banche. Che si trovano a dover trovare altri modi per far pagare commissioni ai clienti per mantenere alti gli utili. A tal riguardo la FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) scrive: “Dopo il triennio d’oro 2022–2024, sostenuto da uno scenario di tassi elevati che ha gonfiato i margini d’interesse e reso più appetibile l’attività creditizia tradizionale, il ritorno a una politica monetaria più accomodante potrebbe comprimere sensibilmente quei margini, rendendo meno profittevoli i prestiti a famiglie e imprese. Per mantenere inalterati gli attuali livelli di utili – e quindi dei dividendi da distribuire ai loro azionisti – le banche potrebbero guardare con rinnovato interesse la componente commissionale dei ricavi, spingendo sulla vendita di prodotti e servizi accessori. Uno scenario che riporta in primo piano il rischio di un’intensificazione delle indebite pressioni commerciali sui lavoratori bancari, chiamati ancora una volta a sostenere gli obiettivi di budget attraverso la promozione spinta di strumenti finanziari e assicurativi, con tutte le ricadute già note in termini di clima interno, trasparenza e tutela della clientela.”

Questa è la situazione delle banche, come stanno andando invece i mercati finanziari nel 2025?

Nella tabella sono riportati i rendimenti dei principali mercati e materie prime aggiornati al 26/08/2025 per un investitore italiano.

Come primo impatto è facile rimanere attratti dagli alti rendimenti di alcuni strumenti, valutazione facile da fare ex post, ma va precisato che il rendimento migliore è quello accumulato negli anni e non quello ottenuto grazie ad un risultato di breve termine.

Infatti, la stabilità dei rendimenti nel tempo, si ottiene con la costruzione di un portafoglio ben diversificato, ma anche grazie ad una costante e puntuale revisione dei vari investimenti che tenga conto dell’evoluzione del quadro macroeconomico e dei mercati.

Paolo Leonardi